Pino Minafra, una vita dedicata alla musica a trecentosessanta gradi. L’incontro con il noto musicista di Ruvo Di Puglia (Bari) mette a fuoco la poliedricità di un artista che da sempre è legato al mondo delle bande musicali in varie forme. Interessante l’excursus della sua carriera di compositore e innovatore in vari ambiti musicali. Il Maestro Minafra, insomma, rappresenta un’icona non solo per il jazz italiano, ramo in cui ha riscosso applausi, apprezzamenti e premi, ma anche nel panorama bandistico e musicale in genere, che lo ha visto e continua a vederlo protagonista. Ci è molto gradito, quindi, incontrarlo per approfondire, tra le altre cose, il tema sul futuro delle bande musicali pugliesi e italiane anche alla luce della nuova Legge regionale pugliese di rilancio e tutela del patrimonio bandistico. Pubblichiamo la prima parte dell’interessante conversazione col musicista pugliese, a breve, pubblicheremo la seconda. Buona lettura.
Le foto pubblicate sono di Raffaele Puce
Giuseppe “Pino” Minafra è una figura di rilievo nel mondo musicale italiano. Nato a Ruvo Di Puglia (Bari) 72 anni fa, Minafra è noto come trombettista, jazzista e compositore ma ha un legame particolare con la banda. Entrato nel Conservatorio Musicale “Niccolò Piccinni” di Bari, sotto la guida di Nino Rota si accosta alla tromba formandosi poi nel jazz.
Nel 1977 ha fondato il gruppo musicale “Praxis”. Nel 1990 ha costituito, poi, la big band jazz “Italian Instabile Orchestra” nata nell’ambito dell’Europa Jazz Festival di Noci (Bari) L’orchestra nel ’92, nel 94, nel ’95 e nel ’97 ha vinto il referendum indetto dalla rivista “Musica Jazz” come migliore formazione musicale. Ha partecipato a numerosi festival musicali in Italia, in Europa e nel mondo. Ha suonato con i migliori jazzisti italiani, europei ed americani. Ha pubblicato oltre 70 album di variegata estrazione musicale ed ha riscosso premi e consensi con altre formazioni musicali quali “Pino Minafra Quintet”, “Sud Ensemble”, “Meriadana Multijazz Orchestra”, “Canto General”, “MinAfric Orchestra”, “Italian Instabile Orchestra”, “Pino Minafra e La Banda”. Nel 2005 con il Cd “Terronia” ha vinto il premio nazionale “Top Jazz” come miglior gruppo e miglior Cd dell’anno.
Il legame con la sua cittadina natale ed il Sud in generale sono sanciti anche dai numerosi album musicali pubblicati.
La grande tradizione bandistica pugliese e delle marce funebri per la settimana santa, hanno sempre attratto Minafra verso la musica bandistica. Nel 2002 ha creato un progetto speciale a Conversano (Bari) riunendo bande musicali dei centri sociali di Milano, Bologna, Roma e Germania e il suo “Sud Ensamble”. Inoltre con la banda di Ruvo ha prodotto alcuni album dedicati alle musiche della settimana santa (Parigi Basilica e festival di Saint Denis) ed un doppio Cd per l’etichetta tedesca “Enja” intitolato “La Banda”, registrato in Germania a Donaueschingen (Baden-Wurttemberg) e commissionato dalla Sudwestfunk, emittente regionale con sede a Baden-Baden, con ospiti internazionali quali Lucilla Galeazzi, Gianluigi Trovesi, Michel Godard, Louis Matinier, Willem Breuker, Bruno Tommaso. Pino Minafra, infine, è stato anche insegnante di tromba ai Conservatori Musicali “Egidio Romualdo Duni” di Matera e “Niccolò Piccinni” di Bari. A Ruvo Di Puglia Minafra ha dato vita al “Talos Festival Jazz” e a Noci (Bari) ha ideato e diretto con Vittorino Curci, musicista e poeta, l'”Europa Jazz Festival”.
Al Maestro Pino Minafra, per prima cosa, abbiamo chiesto se grazie alla sua poliedrica figura di musicista internazionale, coi vari generi musicali affrontati ha elaborato concetti “trasversali” utili a chi coltiva interessi musicali e qual’è il suo rapporto col variegato mondo bandistico. -<La mia storia musicale – sottolinea Pino Minafra – è piuttosto complessa. Ho iniziato in un coro di musica antica “Pueri Cantores” cantando in latino e musiche sacre per il mio primo approccio alla musica. Successivamente c’è stata la banda dove ho iniziato suonando il flicorno contralto e successivamente la tromba. E’ seguita l’esperienza del Conservatorio, aprendomi a tutto quello che era musica, superando generi e stili: musica leggera, musica antica, per 10 anni come prima tromba nel gruppo “Orlando Di Lasso” il primo gruppo in Puglia e forse in Italia a suonare un genere antico raro e sconosciuto, il jazz, la musica improvvisata e creativa, la musica sinfonica e lirica. Ho attraversato tanti stili e ciò mi ha aiutato a non fermarmi ad un solo stile, ad una sola epoca. Sono andato oltre con il rock, il jazz d’avanguardia e la ricerca di un’identità nazionale con la Italian Instabile Orchestra, la formazione più importante di tutta la storia del jazz italiano orchestra nata a Noci (Bari) all’Eurpoa Jazz Festival manifestazione da me creata assieme a Vittorino Curci prima che nascesse l’Europa. L’idea, all’epoca, era quella di andare incontro ad una identità nazionale. Quello – aggiunge Minafra – è stato uno dei fari della mia vita: mettere in risalto la propria identità. La mia è fatta di tante situazioni perchè non mi sono mai fermato ad un solo stile. La bellezza musicale, secondo me, la si trova ovunque. Questa libertà di identità musicale, ma anche interiore è anche la mia forza. Quando trent’anni fa mi son ritrovato ad aiutare questa “cenerentola” che è la banda,
dimenticata da tutti, gli ho dato una lettura naturale e cioè quella di dare ad un suono, che ancora oggi è vivo e tutto da esplorare, delle opportunità per confrontarsi con linguaggi nuovi e innovativi, rispettando naturalmente la tradizione. Tradizione e innovazione sono state sempre al mio fianco. Nella parola tradizione c’è una genesi curiosa – prosegue Pino Minafra – significa infatti “tradire”. Nella tradizione orale degli antichi, in tutte le frasi della civiltà, la tradizione è una cosa che si tramandava a voce, per cui nel passaggio si cambiavano delle cose. Per questo è insito nella tradizione aggiungere delle componenti tali da dare nuova linfa a qualsivoglia situazione. Non prevedevo, comunque, un’attenzione così particolare su questo progetto che per me era naturale ed è approdato nelle più impotanti capitali e città europee quali Parigi, ben 4 volte, Londra, Graz, Lille, Roma, Ravenna, Firenze ed altre e mi ha portato anche l’attenzione dei Berliner Philarmoniker che mi hanno invitato per la loro stagione. Pochi sanno che i fiati della storica orchestra tedesca volevano suonare insieme a noi. Ciò non è stato possibile perchè la sala non poteva contenere “La Banda”, il quartetto vocale “Faraualla”, il pianoforte di Livio Minafra, mio figlio, e tutti i fiati della Berliner Orchestra.
Questo, comunque, è stata la dimostrazione che quando questo suono viene veicolato con le idee giuste e la giusta sensibilità può dare risultati eccezionali che francamente, hanno stupito anche me>-. Nello scorso mese di giugno a Trani uno dei capoluoghi di provincia della Bat la più recente provincia pugliese, “Pino Minafra & La Banda” hanno tenuto un interessane concerto per “Trani In Onda” manifestazione tramessa in diretta da Rai Radio Tre il canale Rai che si occupa maggiormaente di musica e cultura. E’ stata l’occasione per Pino Minafra di approfondire anche in quella occasione il tema della banda ed il suo repertorio.
-<Racconto un aneddoto – dice sorridendo Pino Minafra – per quell’occasione gli organizzatori mi avevano chiesto la presenza di soli 20 musicisti poichè il palco non poteva contenerne più di tanti. Non era possibile ridurre il numero e rifare gli arrangiamenti di una formazione musicale che esiste da trent’anni e doveva essere dimezzata. A quel punto avevo suggerito di contattare la fanfara dell ‘Aeronautica Militare di Bari diretta dal bravissimo Maestro Nicola Cotugno. Ma hanno insistito con noi, perchè qualcuno dalla Regione li ha sollecitati. Quando abbiamo suonato di recente a Parigi, invitati da “Insula Orchestra” alla manifestazione “La Seine Musicale” con tema “Les Italiens a Paris” dedicata alla musica italiana, io invitai Aldo Patruno responsabile Turismo e Cultura della Regione Puglia.
Patruno venne in veste privata a Parigi in un bellissimo teatro e avendo ascoltato il nostro concerto ha poi insistito verso i dirigenti Rai affinchè ci scegliessero per l’evento di Trani. Così abbiamo poi affrontato l’impegno concentrando in 35′ l’esecuzione per la diretta radiofonica. Il programma ha puntato, ancora una volta, su tradizione e innovazione. L’idea, come sempre, è stata quella di far scoprire il suono della banda trasformandolo e portandolo nei nuovi linguaggi e nelle nuove composizioni e dimostrarne la vitalità. Per la tradizione siamo partiti con la classica marcia sinfonica “Sivigliana” di Adolfo Di Zenzo, poi abbiamo eseguito un estratto della composizione dedicata alla Settimana Santa “Il Pianto Dell’Orfano” del compositore ruvese Antonio Amenduni, abbiamo chiuso parentesi con la sinfonia da “I Vespri Siciliani” di Verdi. Siamo quindi passati all’attualità per dare l’idea di questo suono che si trasforma alla fine di ogni pezzo. Questo sottolinea che la scienza, la tecnica, vanno sempre avanti e tutto si trasforma. La banda non può essere messa in un museo ma va rivitalizzata e non fatta morire>-.
Antonio Martino
…continua