Abbiamo chiuso la prima parte dell’incontro col musicista pugliese Pino Minafra, una vita dedicata alla banda tra tradizione e innovazione, mettendo a fuoco la sua figura di musicista internazionale legato particolarmente alla banda in varie forme musicali. Nella prima parte dell’incontro con Minafra è stato approfondito anche il tema del repertorio della banda e di come il musicista originario di Ruvo Di Puglia (Bari) ha inteso innovarlo, rispettando la tradizione. Singolare, infine, la sottolineatura da parte di Pino Minafra all’etimologia della parola tradizione -<Tradizione – ha spiegato Minafra – vuol dire anche “tradire”, inserire qualcosa di nuovo, innovare, per dare nuova linfa>-. Nella seconda parte dell’incontro con Pino Minafra, adesso, affrontiamo altre due interessanti tematiche che riguardano la banda ed il suo caratteristico mondo.
Il lungo cammino intrapreso dal Maestro Pino Minafra per preservare e rilanciare la banda musicale ed in particolare quella pugliese richiede particolari competenze da condividere con altri attori principali ecco l’ipotetico itinerario che Minafra, quindi, sviluppa per tale tema. -<In ognuno di noi c’è qualcosa di insito e di naturale – dice Pino Minafra – che lo porta a fare delle scelte. La sola scuola non basta. C’è qualcosa nell’animo umano che è insondabile e misterioso. E poi, non esiste una scuola che mette in condizioni di avere dei risultati a grandi livelli. Oggettivamente occorrono gli strumenti tecnici anche se molti compositori sono stati autodidatti. Questa è una componente misteriosa dell’animo umano e ciò vale anche per la scienza, la poesia e tutto il resto dello scibile umano. Non esiste la formula per come fare bene. Io ho raccontato la mia storia ma faccio un esempio banale: E’ come per il vino, il ragù, la pizza. Ognuno li fa con la propria sensibilità. Non esiste una ricetta universale. La mia storia, il mio vissuto – prosegue Minafra – è particolare, trasversale, contaminato. Anche nella musica bisogna accettare gli altri, le altre culture. Il fatto che io abbia sposato il jazz come linguaggio che si incontra e si scontra, la cultura europea e quella africana, è ancora là la soluzione dell’umanità con le guerre: accettarsi. Se noi, haimè, continuiamo a discriminare per questo o quel motivo o per avidità, continuiamo a sbagliare. Bisogna convincersi che la diversità è ricchezza>-. La Legge Regionale Pugliese per il rilancio e la salvaguardia della bande musicali e della loro cultura è stata approvata da poco più di tre nesi fa, pertanto, non potevamo non chiudere il proficuo ed articolato incontro col Maestro Pino Minafra che con un suo approfondimento su queso nuovo strumento legislativo regionale.
-<La prima volta che ho sentito parlare di una ipotetica Legge regionale pugliese pro-bande con primo firmatario Riccardo Muti – sottolinea Pino Minafra – è stato più di vent’anni fa a Conversano, da parte di Enzo Marzionne all’epoca assessore alla cultura del Comune di Conversano. Fu una notizia che feci mia e la portai avanti anche organizzando convegni ed incontri al “Talos Festival” finchè non siamo arrivati al 2019 quando c’è stato l’incontro tra i Conservatori Musicali di Lecce, Bari e dei Comuni pugliesi di Ruvo, Conversano, Trepuzzi e Acquaviva Delle Fonti, dove si svolgono tre festival dedicati alle bande. Da li l’idea della nuova Legge è definitivamente decollata. Tengo a sottolineare che Enzo Marzionne è stato il cuore organizzativo dell’evento svoltosi a Conversano il 30 e 31 agosto scorsi, si è rimboccato le maniche nonostante i gravosi impegni professionali di medico e si è concretizzata anche con la venuta del Maestro Muti per l’avvio della nuova Legge. Per la verità – continua Minafra – già da molti anni mi adoperavo concretamente durante il “Talos Festival” chiudendo tale manifestazione con un convegno dal titolo “La banda, un patrimonio dal salvare” invitando i politici più opportuni della Regione.
Posso dire che per decenni mi sono speso per questa questione della Legge e su quella della presenza del Maestro Riccardo Muti quale primo firmatario. Muti, lo ha sottolineato egli stesso, il primo suono che ha sentito è stato quello della banda, accompagnato dal nonno a Molfetta. Poi, ha studiato col grande maestro di banda Michele Lufrano ed è legato, quindi, a doppio filo alla banda. Come è stato possibile rendere concreta l’idea della Legge?. Un giorno, dopo molti anni dalla prima idea – prosegue Minafra – ho coinvolto il direttore del Conservatorio Musicale di Lecce, quello del Conservatorio di Bari, quattro Comuni pugliesi che organizzavano festivals ed eventi complessi come quello di far venire una banda dall’estero, mettendo insieme tutti con la presenza di Aldo Patruno responsabile alla Cultura della regione Puglia.
E’ stato firmato, così, un documento. Da quel momento, nel 2019, è partito un iter che è andato avanti ed è nata la nuova Legge. Fare una festa sul risultato raggiunto, cioè quello del varo della Legge, è stato poi difficoltoso causa burocrazia ma grazie all’amicizia con Silvia Lelli
che è stata fotografa ufficiale della Scala di Milano, siamo riusciti ad avere la presenza di Riccardo Muti. La nuova Legge regionale è una oppurtunità storica per le bande pugliesi di ricevere 500mila euro di sostegno all’anno, per tre anni. Speriamo che anche a livello nazionale ci sia una Legge simile.
Negli anni ho spronato la politica su questo tema e vuoto legislativo e culturale. Ho semplicemente sentito di fare il mio dovere per salvare una tradizione unica che ci rappresenta nel mondo. Adesso spero che questa Legge sia vista come una grande opportunità per dare forza creativa, logistica, organizzativa, ad un mondo, quello delle bande musicali, del tutto dimenticato e ignorato, a beneficio di tutti. Il mio intento è stato solo quello di documentare – conclude Pino Minafra – per non perdere la memoria di questa grande tradizione, nobilitandola, esplorando il suo suono, ancora oggi vivo, abbattere pregiudizi negativi che la descrivono sfavorevolmente e portarla in luoghi inaccessibili come le maggiori capitali europee, Tutto questo per dimostrarne il valore, il suo “suono”, la sua unicità e originalità nati in una terra antica e proficua com’è il nostro Sud>-.
Antonio Martino