Incontro con Antonio De Iaco uno dei musicisti della vecchia guardia, delle bande, delle grandi bande del passato. Classe di ferro 1940, suona ancora poichè la passione per la musica di certo non tramonta e nuon può calare in chi, come lui, ha girato l’Italia in lungo ed in largo ed ha calcato piazze calde, bollenti, ridondanti di passione per la musica. Altri tempi, si dirà. Oggi forse per la banda è arrivato un momento di rflessione e ci sono tanti interrogativi che riguardano l’immediato futuro, ma prendiamo ad esempio il Maestro Antonio De Iaco per un utile flashback sul mondo bandistico che fu e lo sguardo al passato ci potrà servire per capire, sacrifici, passione entusiasmo del passato con la speranza che sia utile per costruire il futuro. L’incontro con Antonio De Iaco è a cura di Paolo Martina, per le foto di Antonio De Iaco ringraziamo il dottor Nicola De Iaco.
Un musicista che ha fatto scuola e storia. Non c’è altro modo per definire Antonio De Iaco, trombone e poi flicorno tenore solista nelle migliori bande della tradizione musicale pugliese ed italiana. Nato a Copertino (Lecce) grosso centro salentino di 23mila abitanti che diede i natali a San Giuseppe Maria Desa, (San Giuseppe da Copertino n.d.r.) il “Santo dei voli”, patrono degli aviatori e degli esaminandi,
ha iniziato a studiare musica col padre Nicola De Iaco (1894-1959) solista nelle bande negli anni dei due conflitti mondiali. Nicola De Iaco fu attivo nella banda Città di Castellana Grotte (Bari) diretta dal M° Giuseppe Piantoni e nella “Banda Verde” Città di Nardò (Lecce), formazione musicale che fu diretta dal M° Manfredi Marzano, elogiata pure da Pietro Mascagni. L’incontro con il Maestro Antonio De Iaco è caratterizzato dalla semplicità e dalla riservatezza del musicista salentino, è, però, tutto uno spumeggiare di ricordi, di piccole storie, di aneddoti, di racconti ameni che lasciano il segno. -“Un tempo – sottolinea Antonio De Iaco – c’era una sana rivalità tra le bande che portava, ad esempio, due complessi differenti a suonare in piazza durante la patronale, la stessa partitura per vedere chi riusciva a eseguirla meglio”-. De Iaco si sofferma poi sul racconto delle insidiose composizioni, per chi doveva eseguirle, dei fratelli Ernesto e Gennaro Abbate
e di come la loro carriera non sia decollata del tutto per via delle simpatie bolsceviche, poi illustra le caratteristiche di alcuni Maestri. -“Alcuni – aggiunge De Iaco – avevano un carattere particolare: talvolta erano nervosi, austeri, addirittura minacciosi, usavano ogni mezzo per ottenere dai musicanti il massimo in qualità d’esecuzione”-. Della storia musicale, vissuta, interpretata e trasmessa da Antonio De Iaco vanno ricordate le sue trascrizioni per banda dei valzer degli Strauss o quelle dei primi “Canzonieri”. Di recente l’ Orchestra di Fiati “Federico II” di Leverano lo ha invitato a trasmettere la sua esperienza ai ragazzi che si cimentano con uno strumento.
Quando gli chiediamo di ricordare il passato i suoi ricordi vanno subito all’amato repertorio eseguito nel corso della sua carriera. -“Molti di quei pezzi non fanno piu parte del repertorio delle bande di oggi – sottolinea ancora Antonio De Iaco eppure sono pagine bellissime lirico-sinfoniche. Ricordo bene di aver eseguito spesso di Pietro Mascagni: Iris, Il piccolo Marat, Silvano, Guglielmo Ratcliff; di Umberto Giordano: Fedora, Siberia, Andrea Chénier; di Francesco Cilea: Adriana Lecouvreur, L’Arlesiana; di Giacomo Puccini: La Fanciulla Del West, La Rondine; di Franco Alfano: Resurrezione; di Ruggero Leoncavallo: Zazà; di Ottorino Respighi: La Fiamma; di Alfredo Catalani: La Wally; di Arrigo Boito: Mefistofele; di Riccardo Zandonai: Francesca da Rimini; di Amilcare Ponchielli: La Gioconda. Un panorama lirico-sinfonico abbracciato a piene mani, insomma, e apprezzato dal pubblico. Un peccato averle messe nel dimenticatoio”-. Il debutto di De Iaco avvenne a soli 13 anni nella Banda Città di Copertino suo paese natale. Successivamente, sempre sotto l’ala protettrice del padre Nicola valicò i confini regionali e approdò alla banda municipale di San Calogero, piccolo centro, all’epoca in provincia di Catanzaro ed oggi in territorio della provincia di Vibo Valentia. -“Sono sempre stato un sostenitore convinto di Gennaro Abbate – aggiunge il musicista copertinese – l’ho incontrato più volte personalmente e l’ho ammirato per tutto quello che faceva. Ho proseguito a studiare musica – dice ancora De Iaco – da autodidatta e nel 1958 il M° Vincenzo Schirosi
mi chiese di far parte della “Banda Verde” di Nardò. Nel biennio 1959-1960 firmai il contratto con la Banda Lirico-Sinfonica Città di Squinzano diretta dal M° Gaspare Miglietta . Con quella banda, a volte, in mancanza dei cantanti per un qualsiasi motivo, io ricoprivo il ruolo di flicorno tenore solista. Per la banda Città di Lecce, diretta dal M° Alfredo D’Ascoli, invece, ho ricoperto il ruolo di trombone d’armonia. Era la stagione 1961. Nel triennio 1962-1964 – racconta ancora De Iaco – tornai a Squinzano”-. In quel periodo fu il Maestro Gioacchino Ligonzo a notare le qualità di De Iaco e per questo lo fece alternare, nelle varie esecuzioni, con il solista effettivo del complesso facendogli suonare alcune romanze d’opera.
Gli anni ’60 segnarono poi una serie di novità nella vita musicale di Antonio De Iaco. -“Alla fine di quei mitici anni – prosegue il racconto Antonio De Iaco – iniziai ad insegnare chitarra classica e, in pieno periodo di musica beat, ho fondato il complesso “I Teresses”
con il quale assieme ad altri amici ci siamo esibiti fino al 1975 in molte feste da ballo locali”- Musica leggera a parte, la svolta per la carriera di De Iaco è arrivata nel 1965 quando fu scritturato dal M° Oronzo De Giorgi,
originario di Poggiardo (Lecce), grande musicista dedito alla musica bandistica, organizzatore di complessi bandistici e personaggio di rilievo per le bande pugliesi, del quale ci occuperemo, più approfonditamente in futuro. -“Fui ingaggiato come solista effettivo della Banda Città di Poggiardo – dice De Iaco – e fu subito forte e durata amicizia col M° Oronzo De Giorgi, un legame di stima e collaborazione che è durato una vita. De Giorgi grande persona, grande musicista”-. Dal 1967 al 1972 De Iaco torna ancora a Squinzano ma stavolta come solista effettivo. A Squinzano prima di incontrare nuovamente il Maestro Gioacchino Ligonzo, verrà diretto dal Maestro spagnolo Jorge Egea
-“Egea era “rivoluzionario” – sottolinea sorridendo Antonio De Iaco – fu il primo, infatti, a inserire in repertorio opere come “Gli Ugonotti” di Giacomo Meyerbeer o “La Favorita” di Gaetano Donizetti, oltre a varie “zarzuela”, (composizioni lirico-drammatiche tipiche spagnole, in cui si alternano scene musicali, cantate e balletti n.d.r.) come “La Dogaresa” di Rafael Millan Picazo o “La Boda De Luis Alonso” di Geronimo Gimenez. Egea è stato il primo, pure, a far suonare un organo in banda, come realmente richiesto in partitura da Pietro Mascagni per “Cavalleria Rusticana””-. A proposito di Cavalleria Rusticana viene poi a galla un simpatico aneddoto: Prima prova. Antonio De Iaco è a conoscenza che la “campana tubolare” in Mib è impercettibilmente calante ma aspetta di mettere alla prova il giovane direttore spagnolo che, ascoltando in esecuzione la campana, se ne accorge subito e ferma l’esecuzione. Subitaneo sguardo annuente di De Iaco ad Armando Bruni, capobanda amministrativo, per dire: – “il ragazzo è preparatissimo”-.
Ormai De Iaco va oltre il semplice suonare. Conosce i versi dei libretti d’opera, le situazioni melodrammatiche e i personaggi del melodramma, usando un termine colorito che ancor oggi si usa per sottolineare il colore che i solisti riescono a dare alle partiture interpretando in maniera gradevole e originale i vari brani d’opera: “ricama”, quindi sa quando prendere fiato, sa quando dare di più e quando suonare in pianissimo, in lontananza. Come nell’aria de “I Pescatori di Perle” di Georges Bizet, bissata più volte. E il crogiolo dei fans aumentava sotto la cassarmonica, lo incitava, lo seguiva, gli chiedeva bis. In quel periodo sta diventando una star riconosciuta anche fuori dallaPuglia, in tutto il Sud, nonostante il suo carattere sempre schivo ma mediatore di consigli per i più giovani: perché la sua carriera copre almeno tre generazioni di Maestri, di solisti, di comitati festa, di gente comune, di storia delle bande musicali. Nel 1970 viene chiamato dall’Orchestra Municipale di Fiati “Città di Venezia”. Per lui episodi indimenticabili. -“Oltre ad esibirci in Piazza San Marco – aggiunge De Iaco – avevamo l’obbligo di partecipare alle stagioni del Teatro “La Fenice” come orchestra di palcoscenico. Sono state, per me, perciò, sei stagioni indimenticabili sotto la direzione di Maestri quali Prêtre, Maag, Sinopoli, Gavazzeni, Bartoletti, Lopez, Cobos, Santi, Sanzogno, De Fabritiis, Gatto, Arena, Gracis, Franci. Ho avuto l’onore di accompagnare voci del calibro di Pavarotti, Bergonzi, Caballè, Ricciarelli, Scotto, Ghiaurov, Bruson, Gencer, Cossotto, Raimondi, Christoff. All’epoca feci anche la conoscenza dei compositori Ermanno Wolf Ferrari e Gian Francesco Malipiero“-.
Finita la gratificante esperienza lagunare De Iaco, come tortorella che va a posarsi sullo specchio d’acqua per ristorarsi, ritorna a Squinzano per la stagione 1976 nella banda diretta dal M° Giuseppe Chielli
per poi passare alla banda Città di Lecce nella stagione 1977 sotto la direzione del M° Nicola Centofanti, segue Ceglie Messapica (Brindisi) nel 1978 con il M° Vincenzo Alise,
poi nuovamente a Squinzano dal 1980 al 1986 con l’indimenticato Maestro Pino Natale
e Jorge Egea poi. Dopo un anno sabbatico, hanno inizio le Stagioni da solista e vice maestro nella banda “Giuseppe Piantoni” di Conversano, dal 1988 al 1996, lungo periodo costellato da grandi successi in ogni piazza con le stagioni organizzate da suo cognato, capobanda amministrativo del complesso conversanese, Arnaldo Gloria, originario di Carmiano (Lecce). In questo periodo la banda di Coversano fu diretta nell’ordine dai Maestri Gerardo Garofalo, Grazia Donateo e Giovanni Pellegrini.
Nel 1994 l’Associazione Amici dell’Arte “Francesco Morelli” di Squinzano ha conferito ad Antonio De Iaco il “Premio Abbate” con la motivazione -“diacono d’arte nell’incessante concerto delle grazie illuminanti la soffitta del cuore, dov’è canto d’Orfeo ogni romanza ispirata da Euridice…” – “Nel 1998 ero stanco di tournèe, pullman, alloggi, piazze – sottolinea Antonio De Iaco – pensavo ad una lunga pausa o al ritiro ma fu Oronzo De Giorgi a convincermi a scendere nuovamente in campo”-. Saranno così per De Iaco le ultime stagioni con banda “De Giorgi” Città di Lecce che, dopo la scomparsa, avvenuta nel 1999 del Maestro originario di Poggiardo, passerà nelle amorevoli mani dei figli Carmine, Elisabetta, Silvano, e Ottaviano De Giorgi. A fine carriera Antonio De Iaco è tornato nella Banda Città di Copertino, lì dove tutto ebbe inizio, e ciò non deve stupire. Come pure non può stupire l’interrogativo con cui ci saluta Antonio De Iaco, un pezzo di storia della musica bandistica del Salento, del Sud e dell’Italia – “Sono un professore di musica?” -. Umiltà, scuola storica, patrimonio vivente per tutti noi.
Paolo Martina