Tempo di Passione anche in Sicilia. La settimana Santa ci porta a conoscere due luoghi della Sicilia dove si vivono momenti instensi carichi di fervore cristiano e dove tra i protagonisti ci sono anche le bande musicali impegnate nelle processioni sacre che si svolgono dall’alba del venersì Santo al pomeriggio del sabato. Degli storici e partecipati Misteri di Trapani ci parla il Maestro Rosario Rosa, direttore della banda di Salemi-Gibellina (Trapani) e della banda “Vincenzo Bellini” di Partanna (Trapani). I suggestivi riti che si svolgono, invece, a Burgio (Agrigento), piccolo centro di duemilacinquecento anime a 60 km. dal capoluogo, ci vengono illustrati da Francesco Genova componente del comitato organizzativo dei riti della settimana Santa di Burgio.
Quando si parla di riti della settimana santa in Sicilia non si può che fare riferimento alla processione dei Misteri di Trapani, tra le manifestazioni religiose più famose. La processione dei Misteri rappresenta per Trapani l’evento che più di tutti è in grado di attirare migliaia di fedeli. La processione più lunga d’Italia e sicuramente tra le più longeve. La nascita di questa processione è da ricercare nel periodo della dominazione spagnola nei primi anni del XVI secolo. Sono stati infatti gli spagnoli a commissionare agli artigiani trapanesi i Misteri. Statue che raffigurano la passione e la morte di Cristo. Oggi ci sono 20 gruppi sacri di cui due simulacri, Gesù morto e l’Addolorata. I gruppi sacri traggono ispirazione non dall’iconografia tradizionale ma da citazioni dei testi sacri che con maestria gli artigiani trapanesi seppero dare una dinamicità tale da renderli unici. Le statue vengono custodite nella Chiesa del Purgatorio da dove inizia e si conclude la processione del Venerdì Santo.
Ogni gruppo sacro inizialmente era stato affidato ad una confraternita ed oggi viene affidato agli organizzatori di questo meraviglioso e suggestivo rito. Ma andiamo con ordine. Illustrando i “Misteri” di Trapani non possiamo fare riferimento solo alla processione del Venerdì Santo. Per i Trapanesi e gli addetti ai lavori questo è un rito che inizia non appena si conclude la processione, un rito, dunque, che dura un anno intero.
Per i fedeli e gli appassionati il tutto inizia con la quaresima. Tutti i venerdì di quaresima si fanno le cosiddette “scinnute”, discese. Nei sei venerdì di quaresima che precedono la Pasqua, uno o più gruppi sacri vengono spostati al centro della chiesa dove si celebra la messa. Prima e dopo la messa, nella piazza antistante , una banda suona le caratteristiche marce funebri.
Le prime notizie del rito delle “scinnute” si hanno a partire dal 1653. Le “scinnute” accompagnano alla settimana Santa che inizia con la processione della “Madre Pietà Dei Massari” del martedì Santo quando viene portato in processione un dipinto costellato di ex-voto. Incerte sono le origini di detta processione e del dipinto che alcuni ne collocano la realizzazione nel ‘500.
Il mercoledì è dedicato ad un altro venerato dipinto, quello della “Madonna Pietà Del Popolo”. Questo rito nasce dalla devozione popolare di portare l’icona di Maria nelle case dei fedeli per chiedere una grazia o per ringraziarla di una grazia ricevuta. Nel 1723, così, venne autorizzata la prima processione del quadro della Madonna Della Pietà che si è tramandata fino ai giorni nostri.
Ed eccoci arrivati al venerdì Santo. Alle ore 14 il primo colpo di “ciaccola ”, “‘A ciaccula” come si dice in trapanese, uno strumento sonoro caratteristico, in legno, simile alle nacchere, il suono da il via alla processione dei Misteri di Trapani.
Ogni gruppo sacro è portato da almeno dieci persone. Il “caporale” dà il primo colpo di ciaccola e i portatori prendono posizione e al secondo colpo avviene “l’aisata”, l’alzata del gruppo da portare in processione. Iniziano così ad uscire dalla chiesa con la “annacata”, andatura ondeggiante, accompagnata dal suono della banda musicale che esegue il repertorio funebre. Ogni gruppo sacro ha i suoi figuranti processionali e la propria banda facendo così della processione quella più lunga d’Italia. Il risultato è uno spettacolo incredibile dove le preghiere si fondono con i colori, isuoni, la musica e gli odori dei ceri e degli incensi.
Tema conduttore della processione è l’”annacata” che avviene facendo dondolare il gruppo che si porta in spalla come una culla, oscillando a destra e a sinistra come una danza lenta accompagnata dal suono della banda. La processione sfila per le vie della città per ventiquattr’ore e rientra in chiesa sabato alle 14.
Il sabato mattina a partire dalle 8,00 i fedeli gremiscono Piazza Purgatorio, i gruppi entrano uno alla volta accompagnati dalla propria banda musicale. Il coinvolgimento emotivo è grande, tantissime le persone che assistono o che portano il gruppo, chi piange, chi prega, chi applaude. Il momento più emozionante è l’arrivo in piazza dell’Addolorata
con il suo ingresso in chiesa. Con l’ultimo colpo di “ciaccola” il portone si chiude e finiscono i Misteri di Trapani tra storia, religione e folklore.
Rosario Rosa
I riti religiosi più sentiti a Burgio (AG) sono quelli della Settimana Santa ed in particolar modo quelli del Venerdì Santo. Il professore Santi Correnti, già direttore dell’Istituto Siciliano di Cultura Regionale di Catania, a proposito della Settimana Santa di Burgio, anni addietro così scriveva: -“A Burgio per la Settimana Santa si verifica una straordinaria commistione di cristianesimo antico e di fraternità moderna che è un fenomeno veramente unico e che lascia sbalordito ed ammirato il visitatore e commossi e soddisfatti i fedeli”-. Con questo, il professore voleva sottolineare che nella piccola cittadina dell’agrigentino il sacro e il profano si intrecciano indissolubilmente nel corso delle manifestazioni religiose e tradizionali del venerdì Santo e della Pasqua. La celebrazione del venerdì Santo viene preceduta dalla processione dell’Addolorata la cui effigie è tuttora in uso che venga portata per le vie del paese il venerdì precedente la settimana Santa.
La domenica delle Palme viene scandita dall’entrata di un sacerdote in groppa ad un’asina, il tutto rappresenta Gesù accolto dalla folla a Gerusalemme, folla costituita da bambini muniti di palme o di rametti d’ulivo. Le celebrazioni entrano nel vivo il giovedì Santo quando i fedeli visitano le chiese in cui vengono allestiti i “sebbùlichi”, i sepolcri. Le visite, un tempo, erano svolte dalle congregazioni religiose e dalle confraternite. Il professore Giuseppe Vaccaro, autore di un testo intitolato “Notizie su Burgio”, datato 1921, cita una “canzoncina lunga e strampalata” che echeggiava per le vie del paese il giovedì Santo e che oggi, invece, viene intonata ogni giovedì sera di quaresima ai piedi della croce. Lo sfondo delle celebrazioni del venerdì Santo è il Calvario, ai piedi del castello normanno che domina il borgo.
Le manifestazioni hanno inizio alle prime luci dell’alba con la “Meditazione delle Sette Parole” eloquio di Gesù in croce, seguono le varie processioni con le quali l’intera popolazione accompagna il Cristo alla croce. Sono la processione della “Littichedda dei Fratelli”, piccola urna portata dai rappresentanti delle confraternite, quella della “Littichedda di li Parrini”, piccola urna portata dai sacerdoti, e quella dell'”Urna granni”, urna grande portata in processione dai fedeli.
Solo nel primo pomeriggio, la Madonna Addolorata raggiunge il Figlio ai piedi della croce. Successivamente , in casa del Governatore della festa, si procede con la vestizione rituale di Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, le due figure che, sulla base della Bibbia, si fecero carico della deposizione di Cristo. L’intera cittadinanza intona una nenia “O lamentu” di antica derivazione. Segue una processione molto suggestiva in cui “I Paramiti” (strutture di legno ricoperte di carta colorata) portati dai bambini vestiti da fratelli rischiarano con le loro luci il buio della notte.
Intorno alla mezzanotte, l’intera cittadinanza si raccoglie in un antico consolo detto “carcucciulata” a base di carciofi arrostiti, patate lesse, uova sode, finocchi, lattughe, frittate e sarde fritte. Il lungo silenzio del sabato viene interrotto intorno alla mezzanotte quando si corre la “cursa d’a parma” che va dalla chiesa Madre alla vicina chiesa della Motta: i ragazzi del paese si sfidano nella corsa per andare a prendere una palma collocata tra le braccia di San Michele. Come in altri comuni limitrofi quali Villafranca e Lucca Sicula, Caltabellotta, Calamonaci, Ribera, la Domenica di Pasqua viene messo in scena “U ‘Ncontru”, l’Incontro tra la Madonna della Pace, avvolta in drappi neri e collocata ad una delle estremità di piazza Umberto I, e il Salvatore che, scortato da San Michele, è posto all’altra estremità della piazza. Anche l’Incontro segue un rituale preciso: San Michele avanza festante per tre volte lungo l’intera piazza, solo alla terza volta la Madonna procede, quindi, verso il Figlio. Durante il pomeriggio di Pasqua, infine, i giovani devoti di San Vito e di San Luca curano le “rigattiate”,
balli dei Santi per le vie del paese che pare risalgano al sedicesimo secolo.
L’atmosfera della Settimana Santa a Burgio rappresenta un connubio tra riti antichi, fede profonda e colorate tradizioni popolari.
Francesco Genova