Il giorno di Santa Cecilia è un momento molto atteso, in particolare dai cittadini di Taranto città in cui si possono ascoltare le pastorali eseguite dalle bande musicali locali. Si tratta del classico periodo pre-natalizio. Sin dalle prime luci dell’alba, la città dei due mari viene inondata da intense melodie che annunciano l’imminente arrivo del Natale e dal profumo delle “pettole”, frittelle di pasta lievitata cotte in olio bollente, che si degustano per le vie della città.
Uno dei brani che offrono suggestivi spunti di riflessione è la Pastorale di Giovanni Ippolito (Taranto 1815 – 1893), strumentata da Giuseppe Gregucci.
L’organico bandistico, al gran completo, presenta una brevissima introduzione, caratterizzata, inizialmente, da un suono lungo, chiamato tecnicamente “pedale”, affidato al sassofono tenore, al sassofono baritono, al sassofono basso, al flicorno tenore, al flicorno baritono e ai flicorni bassi e ai contrabbassi; il tutto sostenuto da un leggerissimo e continuato intervento (rullo) della grancassa. Su tale momento di stasi giunge un primo e breve segmento tematico del clarinetto piccolo in mib e dei primi clarinetti soprani. In questi primi e pochi secondi, l’ascoltatore non può sottrarsi ad una particolare attrazione che lo coinvolgerà pienamente nel successivo momento in cui tutto l’organico bandistico è chiamato a diffondere il primo “albore” della luce natalizia. Non può neanche sfuggire il richiamo al suono delle tradizionali zampogne e delle ciaramelle che opportunamente vengono sostituite
dall’orchestra di fiati che la Città di Taranto attende sempre con trepidazione e “assapora” con immutato apprezzamento. Gli interventi del sassofono contralto, del sassofono tenore, del flicorno tenore, del flicorno baritono costituiscono il tappeto ritmico-armonico su cui di adagerà la pastorale. Faranno da supporto, sul tempo forte, il sassofono baritono, il sassofono basso, i flicorni bassi e contrabbassi. La grancassa amplificherà l’intervento di quest’ultimo gruppo di strumenti; ulteriore supporto, sul tempo “debole”, giungerà dai tre corni e dai tre tromboni, amplificati, a loro volto dal tamburo. A questo punto, tutto è pronto affinché giunga la melodia.
Ne sono co-protagonisti il flauto, l’oboe, il clarinetto piccolo in mib, i primi clarinetti soprani, i secondi clarinetti soprani, il sassofono soprano, le trombe, il flicorno sopranino e il flicorno soprano. Tutto l’organico è chiamato a far rivivere la tradizione della pastorale tarantina e soprattutto ogni sezione avrà il compito di tradurre il proprio apporto in un continuo dialogo con l’ascoltatore. Il carattere della melodia è sempre un movimento legato al “cullare del Bambinello”, leggero e ondulato, pieno di luce che avvolge qualsiasi ascoltatore, anche il più distratto. Lungo il percorso melodico emerge un momento in cui la composizione di Ippolito perde momentaneamente il suo originario sfavillare. Si tratta di pochi secondi in cui tutto l’organico bandistico è assediato da un colore scuro, un momento di incertezza sul percorso delle emozioni umane che appartengono sempre al vivere quotidiano.
Tale particolare segmento scompare immediatamente e i suoni ribattuti degli strumenti co-protagonisti della melodia riprendono l’itinerario progettato dal compositore con maggiore enfasi e forza. Ne sono una prova indiscutibile i velocissimi suoni (semicrome) ascendenti e discendenti che compaiono come “fioriture” al tema sinora condotto. La cadenza successiva, con trilli affidati al flauto, all’oboe, al clarinetto piccolo in mib, ai primi e secondi clarinetti soprani e al sassofono soprano, conclude la prima parte della pastorale. La seconda parte coinvolge l’oboe, il clarinetto piccolo in mib, i primi e i secondi clarinetti soprani, il sassofono soprano, il sassofono contralto, le trombe, il flicorno sopranino, e il flicorno soprano: tutti sostengono la nuova fase, frutto della prima parte ma con dei particolari interessanti. Questo percorso melodico è caratterizzato da soli suoni congiunti e da un singolare prolungamento di qualcuno di essi: si crea un segmento che offre una sensazione di “lentezza” cristallizzata da un’ostinata cellula ritmico–melodica affidata al sassofono tenore, al flicorno tenore e al flicorno baritono.