INCONTRO RAVVICINATO CON LA CORNETTA , IN TRE APPUNTAMENTI. CE NE PARLA IL COMPOSITORE SICILIANO MAESTRO NICOLO’ GULLI’.
Secondo la scienza che studia gli strumenti musicali la cornetta appartiene alle sottofamiglie del corno ma è azzardato definirla, come accadeva in passato, il soprano del corno, anche perché strutturalmente e morfologicamente i due strumenti presentano molte più diversità che affinità. Agli occhi inesperti la cornetta
può essere facilmente confusa con la tromba ma si differenzia da questa per il diametro più largo del canneggio, che, si inserisce nel terzo pistone dopo aver curvato tre volte a differenza di quello della tromba che lo fa una sola volta,
per una più pronunciata conicità e soprattutto per una campana più estroflessa. Caratteristica che viene spesso sottovalutata ma che, come ci insegnano i fisici, ha una incidenza sul timbro maggiore delle altre. Tutto ciò, se da un lato dà allo strumento una tecnica e un’agilità superiore a quella della tromba, dall’altro lo limita nell’emissione dei suoni armonici e gli conferisce una sonorità meno nobile e brillante di quest’ultima, ma senza accostarsi nemmeno alla delicatezza e alla morbidezza del corno.
Il suo timbro è una via di mezzo tra quello della tromba e del flicorno soprano. Inizialmente la cornetta venne costruita in più taglie, fino a raggiungere il re basso, ma ben presto ad affermarsi fu quella in sib, con ritorte in la, lab e sol, che si estende dal fa# al do. Storicamente la cornetta nasce dall’evoluzione del corno da postiglione,
uno strumento popolare che annunciava l’arrivo della posta
e così descritto da François Auguste Gevaert (1828-1909) compositore belga e direttore del Conservatorio di Bruxelles.
Il corno da postiglione aveva un suono brillante e veniva suonato dal cornista mentre il cocchiere della carrozza postale lanciava i cavalli che trottavano al suono dello strumento. Da allora quello strumento si è aperto nuove strade. E’ passato più di un secolo. Trasformatosi nella cornetta a pistoni è diventato eroe delle grandi melodie popolari e delle danze. È anche riuscito ad usurpare il posto della tromba in orchestra, ma non è riuscito ad abbandonare il proprio timbro. La tradizione ne attribuisce la paternità ai fabbricanti francesi, alcuni testi riferiscono il nome di Jean Hilaire Asté (1775-1840), conosciuto meglio come Halary, professore francese di musica e costruttore di strumenti, ma modelli dello strumento sono documentati anche in Germania già nel 1825. Con ogni probabilità questa ipotesi, tra l’altro in alcuni trattati ottocenteschi lo strumento è chiamato “cornetta francese”, è dovuta al fatto che i più celebri virtuosi dello strumento provenivano dalla Francia e in particolare da Parigi. A quanto pare un certo numero di giovani strumentisti a vario titolo legati al Conservatorio di musica, tra cui il più celebre è sicuramente Jean Baptiste Arban (1825-1889), trombettista e compositore,
allievo del grande François Dauverné (1799-1874) professore di tromba al Conservatorio di Parigi,
venne attratto da questo nuovo strumento che offriva delle possibilità fino ad allora sconosciute. Inizialmente la cornetta venne suonata dai cornisti, probabilmente perché venivano adoperate le ritorte più lunghe e un bocchino simile a quello del corno. Successivamente furono invece i trombettisti che, mettendo da parte i vecchi bocchini e le ritorte e privilegiando un timbro più chiaro, si presero carico di suonare lo strumento. Immediatamente la cornetta ebbe grande diffusione e successo, tanto da essere inserita nell’organico orchestrale come testimoniano i trattati dell’epoca. Ma tutto ciò avvenne con grandi strascichi polemici. In realtà il nuovo strumento non si ritagliò un proprio spazio autonomo, pur avendone tutte le possibilità e le caratteristiche, ma occupò il posto della gloriosa tromba. Il timbro della cornetta, a differenza di quello della tromba, è privo di nobiltà. Tuttavia essa risulta molto più agevole della tromba e per questo motivo i passi orchestrali vengono eseguiti dalla cornetta. In alcuni casi questo diventa una necessità, in quanto non è sempre possibile trovare dei trombettisti bravi. Condividiamo quanto afferma Gevaert: -<Un direttore d’orchestra degno di questo nome non dovrebbe permettere che una cornetta sostituisca una tromba in un’opera classica>. Il parere di Ebnezer Prout (1835-1909) musicologo e compositore inglese,
rispecchia, poi, perfettamente quello che all’epoca era il giudizio sullo strumento da parte di tutti i musicisti, a incominciare dal compositore francese Hector Berlioz(1803-1869)
che definì il suono della cornetta privo di originalità e nobiltà. Queste posizioni potrebbero apparire esagerate ma in realtà la vecchia tromba in fa era quasi completamente scomparsa dalle orchestre, tanto che il tema venne anche affrontato al Congresso dei musicisti avuto luogo a Milano nel giugno del 1881. Nonostante i divieti e gli auspici da parte di tutti i compositori e direttori d’orchestra, gli strumentisti in maniera sempre più massiccia avevano sostituito la tromba in fa con la sua voce da contralto, con quella del soprano della nuova cornetta. Tutto ciò perché la cornetta rendeva più facile i passaggi di tecnica e permetteva, essendo intonata una quarta sopra della tromba, di raggiungere le note acute, da sempre croce e delizia degli strumentisti d’ottone, con più facilità. Di rimando il nuovo strumento risultava molto più debole nelle note gravi e meno sonoro su quelle centrali. A questo punto sorgono spontanee due domande: perché continuò a scriversi musica per tromba in fa, esistono testimonianze che venne adoperata all’Opéra National De Paris fino alla fine dell’Ottocento, e perché invece di usare la cornetta in sib non venne adoperata la tromba in sib di cui molti studiosi ci danno testimonianza dell’esistenza?. La risposta è unica per entrambi i quesiti: perché inizialmente i due strumenti erano visti come due strumenti separati, la cornetta non doveva sostituire la tromba ma doveva, se ne avesse avuto la forza, ritagliarsi un proprio spazio sulla scena musicale. Di conseguenza il suono della tromba rimaneva quello dello strumento in fa senza che si avvertisse la necessità di adoperare una taglia più acuta. C’è anche da considerare che un ruolo importante per la diffusione della cornetta in ambito orchestrale venne svolto dagli stessi strumentisti che, in quel periodo, specialmente i professionisti, prestavano la loro opera sia in ambito bandistico, dove lo strumento ebbe un grande e immediato successo, sia in ambito orchestrale.
Nicolò Gullì
…continua
Nicolò Gullì, studioso di didattica della musica, ha svolto gli studi universitari e musicali a Messina dov’è nato nel 1955. Conseguita la laurea in filosofia e il diploma in flauto presso il Conservatorio di Musica Arcangelo Corelli della città siciliana, ha tenuto numerosi concerti come solista. Dopo il diploma in strumentazione per banda presso il Conservatorio Gioacchino Rossini di Pesaro, ha perfezionato lo studio della composizione e della direzione con maestri di fama internazionale. Ha prodotto numerose composizioni e trascrizioni per banda. Per conto dell’Associazione Nazionale Bande Musicali Autonome, tiene periodicamente conferenze e corsi di aggiornamento per direttori di banda.