Se n’è andato in punta di piedi. Ugo Schito grande clarinettista nelle bande pugliesi ed in particolare in quella “Ernesto e Gennaro Abbate” di Squinzano (Lecce), dove è stato per decenni una vera e propria istituzione, ci ha lasciato all’età di 95 anni. Nel 2009 era stato il Maestro Giuseppe Gregucci, attuale direttore e concertatore del famoso concerto bandistico pugliese a volerlo in organico, nonostante gli oltre 80 anni d’età, come capobanda artistico, primo clarinetto concertista e vice-Maestro. Nel 2011, sempre a Squinzano, con quella banda che per lui era una seconda pelle, l’ultimo incarico ufficiale, ad 83 anni, quello di direttore artistico del concerto bandistico Città di Squinzano.
Ugo Schito ha chiuso gli occhi al mondo il 28 novembre scorso ma la notizia della sua scomparsa è stata diffusa solo a tumulazione avvenuta. La sua è stata una vita artistica ricca di soddisfazioni e di applausi. Nelle piazze dell’intero meridione d’Italia era conosciutissimo e apprezzato per la magnificenza delle sue esecuzioni. In prima fila in cassarmonica e quando la banda sfilava per le vie. In prima fila in orchestra anche quando Severino Gazzelloni , uno dei più famosi flautisti al mondo, scomparso nel 1992, il 22 settembre 1979 tenne uno storico concerto a Lecce con l’ausilio di tre bande riunite, quelle di Lecce, Squinzano, e Ceglie Messapica (Brindisi), dirette dal Maestro Gioacchino Ligonzo, altro “monumento” delle bande musicali pugliesi.
Schito, originario di Racale (Lecce) centro di quasi 11mila anime a 54 km. a sud del capoluogo, era arrivato alla banda di Squinzano nel 1950 tramite un’audizione. Fu proprio il Maestro Gennaro Abbate, il carismatico musicista, direttore d’orchestra e compositore che diresse la banda di Squinzano dal 1934, dopo la scomparsa di suo fratello Ernesto, al 1954, ad esaminare il giovane Ugo Schito. Ben due ore durò la valutazione di Abbate nei confronti del clarinettista salentino che aveva precedentemente fatto parte della banda di Carosino (Taranto). Abbate lo accompagnò a tratti al pianoforte. -“Le faremo sapere” e quindici giorni dopo Schito ricevette un telegramma di convocazione per la stagione concertistica. -“Suonare per la banda di Squinzano era come aver vinto un concorso, un posto fisso” – commentava Ugo Schito. Il Maestro Adriano Patera ha composto la gran marcia sinfonica “A Schito” a lui dedicata. Un ricordo-profilo di Ugo Schito lo traccia per noi il giornalista e scrittore Giuseppe Pascali da sempre vicino al piccolo grande mondo delle bande musicali.
Si è spento Ugo Schito, il capobanda per eccellenza, bandiera di quella grande compagine musicale che ha portato il nome di Squinzano oltre i confini regionali. Ugo Schito se n’è andato a 95 anni, sessanta dei quali al servizio del Gran Concerto Bandistioco “Ernesto e Gennaro Abbate”. Capobanda artistico, clarinetto concertista e vice maestro, Schito ha visto passare e formarsi, grazie anche ai suoi preziosi consigli, generazioni di “musicanti”, elevando Squinzano a sua seconda patria.
Ebbe a dire, infatti: -” Ho trascorso a Squinzano la maggior parte della mia vita, alla fine la considero la mia famiglia e il mio paese”-. A Racale, suo paese d’origine, Ugo, o meglio “il professore”, come lo hanno sempre chiamato tutti, ha insegnato per lunghi anni. E quanti alunni non ha indirizzato verso la sublime arte della musica.
Aveva studiato a La Spezia e sostenuto esami a Parma. Ugo Schito, però, su quel “teatro sotto le stelle”, su quel tempio popolare della musica che è la cassarmonica è lì che ha consacrato il suo nome. Figlio di quella generazione di “bandisti” che hanno vissuto per la banda, che hanno sfidato sonno e stanchezza, lasciato famiglia per mesi interi per chiudere i duecento giorni di stagione artistica, non c’è stato paese, borgo, città che non abbia conosciuto la grandezza musicale di quest’uomo che sapeva incantare come pochi la platea eseguendo il preludio al terzo atto de “La Traviata”, con il suo clarinetto che sapeva diventare viola e violino.
Era quello il momento più atteso. E poi giù applausi e l’immancabile richiesta di bis. Persona gentile, disponibile, galantuomo, musicista raffinato dal tocco delicato sulle chiavi musicali. Si potrebbero tessere lodi all’infinito per Ugo Schito, senza tema di essere smentiti. Non ha mai fatto distinzione tra prova ed esecuzione in piazza. Nei suoi ultimi anni di vita, ogni volta che sentiva nominare la “sua” banda non riusciva a trattenere lacrime di commozione. Più che normale per un uomo che per quella banda è stato anima, sostegno e vincastro, soprattutto nei momenti di difficoltà, quando ognuno era certo che lui avrebbe trovato una soluzione. Con lui, a Squinzano sono passati i più grandi Maestri, da Rosiello a Ligonzo, Egea, Reino, Bello, Militello, Natale, Ciampa.
Una missione, quella di Ugo Schito, senza tempo, che proseguirà nell’animo di ogni “nomade del pentagramma” attraverso il suo esempio e la sua levatura. Il mondo della banda si inchina davanti alla memoria del Professore Schito, e noi vogliamo pensare che oggi, accompagnato dalle cetre degli angeli, stia eseguendo il preludio de “La Traviata” su una cassarmonica celeste, concluso con un immancabile: “Bravo Schito!”-.
Giuseppe Pascali