Quella di Ernesto Paolo Abbate è la storia di un grande maestro, compositore, pioniere della marcia sinfonica ed innovatore. La sua biografia che offriamo oggi ai nostri lettori è l’ultimo appuntamento del 2021 con i tanti maestri e personaggi del passato che hanno fatto grandi le bande da giro. Riprenderemo a pubblicare storie e galleria di personaggi nel 2022 non senza ringraziarvi per l’attenzione che ci avete enormemente concesso. Grazie davvero di cuore ed auguri per un nuovo anno ricco di serenità e soddisfazione.
Ernesto Abbate, figlio e fratello di altri due grandi musicisti rappresenta una stella importante nel firmamento musicale dedicato alle bande. Le sue composizioni ancora oggi destano interesse e meraviglia. Le sue spoglie mortali riposano a Squinzano a simboleggiare il legame indissolubile con la cittadina del Nord Salento.
PIETRO MASCAGNI LO ABBRACCIO’ IN PIAZZA A SQUINZANO E DI RECENTE IL PREMIO OSCAR NICOLA PIOVANI LO HA DEFINITO PRECURSORE DEI TEMPI ED E’ RIMASTO MOLTO COLPITO DALLA PARTITURA DELLA MARCIA SINFONICA “A TUBO!”
Ernesto Paolo Abbate è nato a Noicàttaro (Bari) il 6 settembre 1881 ma la sua famiglia era originaria di Bitonto, grosso centro che oggi conta 53mila abitanti, sempre nel barese. Fu iniziato allo studio della musica in tenera età dal padre Biagio Abbate (1846-1917),
musicista e direttore di banda, ha diretto anche la banda di Bisceglie (Bat) agli inizi del secolo scorso e dal fratello maggiore Gennaro Abbate (1874-1954)
che avrà, poi, un ruolo importante nella vita di Ernesto e delle bande da giro. La formazione musicale Ernesto Abbate la completò presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli. Studiò, infatti, composizione con i Maestri compositori Nicola D’Arienzo (1842-1915)
e Camillo De Nardis (1857-1951).
Diplomatosi giovanissimo, nel 1908 ottenne la direzione della banda di San Ferdinando di Puglia (Bat) all’età di 27 anni, poi, nel 1910 si trasferì nel Salento per dirigere la banda di Soleto (Lecce). Sul podio della banda soletana Ernesto Abbate rimase fino al 1915. Nel 1919 approdò, invece, sul podio della banda di Squinzano (Lecce). Il suo arrivo segnò indelebilmente la storia di Squinzano e della sua banda nonchè la storia personale di Ernesto Abbate che restò a dirigere quel complesso bandistico, che oggi porta il suo nome e quello del fratello Gennaro, per 15 anni. Nel 1921, il Comune di Squinzano, dopo appena due anni di conduzione del complesso bandistico locale, visti i tanti apprezzamenti e successi in ogni dove, lo nominò cittadino onorario. Ernesto Abbate, in pratica, è stato un grande compositore di musica per banda, innovatore e ottimo direttore del complesso bandistico. Una volta arrivato alla direzione della banda di Squinzano ha applicato alla perfezione la riforma organico-strumentale voluta da Alessandro Vessella
per modernizzare e riordinare le famiglie di strumenti. Abbate, quindi, agli albori degli anni ’20 e ’30 compose molti brani per il repertorio bandistico, più adatti ad utilizzare al meglio un organico di 70 musicisti e portò il complesso bandistico di Squinzano a diventare simbolo dell’avanguardia musicale bandistica italiana. Probabilmente fu Ernesto Abbate, che molti definivano un signore alto e distinto, dalle maniere gentili e aristocratiche, ad inventare la marcia sinfonica, componendo dei veri e propri capolavori, ancora oggi nel repertorio di numerose bande da giro e non solo come “A Tubo”, “A Voi! Brontoloni”, “Bella Madonna”, “I Gladiatori”, “Ninì La Capricciosa”, “Cettina Biricchina” “Fa, Re, Do, Si”, “Titina”.
I brani marciabili, in precedenza, avevano soltanto il carattere militare, trionfale o funebre. Ernesto Abbate, geniale e razionale con le sue composizioni, ha allargato enormemente il repertorio anche con le marce caratteristiche e le marce brillanti sollevando subito grande interesse e meraviglia poichè questi ultimi motivi sembrano quasi incompatibili con l’esecuzione da parte di un complesso in marcia. Ha poi composto bellissimi poemi sinfonici descrittivi come “La Sagra Dei Fiori”
opera eseguita anche dalla banda nazionale della Guardia di Finanza. In questo poema Abbate, con grande capacità compositiva offre all’ascoltatore la possibilità di immaginare il rito della benedizione dei fiori nei mercati rurali del Sud, e poi “La Principessa Lontana” poema sinfonico drammatico ispirato all’opera del drammaturgo francese Edmond Rostand;
“Canto d’Eroi” poema sinfonico cavalleresco. Il 10 maggio 1928 la banda di Squinzano da lui diretta si esibì in piazza Plebiscito del centro della provincia di Lecce che oggi conta poco più di 13mila abitanti, alla presenza del compositore livornese Pietro Mascagni e della moglie Lina Carbognani, giunti a Lecce per assistere alla rappresentazione dell’opera di Mascagni “Il Piccolo Marat” presso il teatro Politeama “Donato Greco”. Al termine dell’esecuzione bandistica Pietro Mascagni abbracciò Ernesto Abbate e gli espresse ammirazione. L’incontro venne immortalato con una foto ricordo su cui il compositore di “Cavalleria Rusticana” scrisse personalmente: -<Al bravo Maestro Cavalier Ernesto Abbate per ricordo di Squinzano e con la espressione della mia sincera soddisfazione per il corpo musicale che egli dirige. Pietro Mascagni>.
Altra data storica fu quella della primavera 1929. La Banda diretta da Ernesto Abbate portò la sua nomea oltre i confini locali e meridionali. Fu invitata a Bologna ad una competizione tra le migliori bande da giro italiane nell’ambito dell’Esposizione Internazionale d’Arte. Al concorso musicale la banda di Squinzano eseguì in grande stile “La Sagra Dei Fiori” del Maestro Ernesto Abbate e dopo la richiesta di bis eseguì una fantasia da La Traviata di Giuseppe Verdi. Al termine di quest’ultima esecuzione la commissione giudicante dichiarò il complesso salentino diretto da Abbate -<fuori concorso per manifesta superiorità>-.
Seguirono altri quattro anni di grandi successi con la banda di Squinzano richiestissima ovunque e con frequenti esibizioni nella Capitale. Nel 1934, arrivò, invece una brutta notizia. Il Maestro Ernesto Abbate si era ammalato e si trasferiva a Martina Franca (Taranto) su insistenza dei familiari per cercare, nell’amena e salubre Valle d’Itria, di lottare strenuamente contro un male incurabile. Non ci fu nulla da fare. Il 26 aprile 1934 il suo cuore cessò di battere. Al suo capezzale era accorso il fratello Gennaro, direttore d’orchestra affermato in molti teatri italiani ed europei, Ernesto, prima di spegnersi, all’età di 53 anni nel pieno della carriera e dei successi, gli chiese di prendere il suo posto sul podio della banda di Squinzano per proseguire la sua opera di affermazione del complesso salentino e Gennaro Abbate rispettò il desiderio del fratello. Lasciò i grandi teatri e i successi europei e si dedicò a proseguire il lavoro del fratello nelle piazze popolari del Sud. Le spoglie di Ernesto Abbate riposano nel cimitero di Squinzano. Il Comune Salentino lo ha inserito ufficialmente tra i suoi personaggi illustri e gli ha dedicato una via. La Città di Bitonto (Bari) ha posato, negli anni ’50, una lastra marmorea in ricordo di Ernesto e Gennaro Abbate grandi musicisti e concittadini.
Il Maestro Adriano Patera ha composto, in onore di Ernesto Paolo Abbate, la marcia sinfonica “Abbate”;
il Maestro Paolo Addesso docente di composizione e strumentazione per orchestra di fiati al Conservatorio di Napoli, infine, ha composto la marcia sinfonica “Abbatiana” dedicata ai tre Abbate musicisti padre e figli: Biagio, Ernesto e Gennaro.
Nel 2018 il Maestro Nicola Piovani compositore e direttore d’orchestra noto autore di colonne sonore tra cui quella premio Oscar 1999 del film “La vita è bella” è stato ospite a Squinzano della manifestazione “Città della Musica”. –
<In Puglia ho scoperto le composizioni del maestro Ernesto Abbate – ha sottolineato per l’occasione Nicola Piovani – egli fu inventore della marcia sinfonica e ha lasciato partiture dai titoli curiosi ma rinomate nell’ambito bandistico. Una sua marcia in particolare mi ha colpito molto, un breve pezzo sinfonico per banda misteriosamente intitolato “A tubo”. L’ho ascoltato e riascoltato con attenzione e mi sembra un brano che nell’invenzione tematica e armonica, nell’uso ingegnoso dei cromatismi, negli stupendi deragliamenti che si permette, contiene buona parte della poetica musicale del fellinismo di Nino Rota>-.
Fabrizio Carcagni