Nel 2021 avevamo chiuso la galleria dedicata ai grandi Maestri del passato, con la biografia di Ernesto Abbate genio e colosso delle composizioni e della direzione bandistica che aveva marchiato a fuoco la storia della banda di Squinzano (Lecce). Il 2022 non poteva non iniziare, perciò, che con la biografia di Gennaro Abbate fratello maggiore di Ernesto. Biografia che colpisce perchè un grande ed affermato direttore d’orchestra in teatri di mezzo mondo prende la decisione di lasciare fama e riconoscimenti per dedicarsi ad una banda di provincia. E questo per amore di un fratello più piccolo troppo presto rapito dalla morte ai trionfi dell’arte musicale in piazza. Una storia che, specialmente i più giovani, siano essi musicisti oppure no, dovrebbero conoscere e approfondire.
Gennaro Abbate nacque a Bitonto (Bari) il 1° aprile 1874. La sua formazione musicale iniziò con il padre Biagio Abbate,
quindi, si iscrisse al Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” di Napoli e venne assegnato alla classe di composizione di cui era insegnante il compositore Niccolò Van Westerhout.
Abbate si distinse subito nello studio della musica tanto da essere indicato dallo stesso Van Westerhout come uno dei suoi allievi migliori, se non il migliore. Completati brillantemente e rapidamente gli studi si dedicò, giovanissimo, alla direzione d’orchestra. La prima grande opportunità di affermazione, la ebbe nel 1895. Il padre Biagio, che era un apprezzato direttore d’orchestra, direttore anche della banda municipale di Bisceglie (Bat), si ammalò improvvisamente e non potè dirigere una rappresentazione di “Lucia di Lammermoor” di Gaetano Donizetti in programma al teatro “Garibaldi” di Bisceglie. Così, la scelta degli organizzatori cadde proprio su Gennaro Aabbate giovane ma gia valente direttore d’orchestra. La rappresentazione fu un vero trionfo per il “Maestrino” che all’età di poco più di 18 anni stupì l’appassionata platea del centro pugliese. Da quel giorno per Abbate iniziò una lunga e applaudita carriera direttoriale. Si affermò in Italia dirigendo orchestre in tantissimi teatri sia del sud che nel nord della penisola poi varcò i confini nazionali e salì sul podio di orchestre nei Paesi Bassi, in Egitto, Russia e Sud America. Allo stesso tempo iniziò anche la sua carriera di compositore. Nel 1901 si esibì in Ucraina a Kharkov, nel 1902 diresse, invece, a San Pietroburgo in Russia, la sua opera “Matelda”, opera cavalleresca in un atto e due quadri, su libretto di Valentino Soldano, rappresentata in occasione della visita del Re Vittorio Emanuele III allo Zar di Russia Nicola II. Anche nel 1903 ebbe grandi riconoscimenti nei paesi dell’est europeo. Nel 1907 a Malta ricevette i complimenti del Re del Regno Unito Edoardo VII, durante uno spettacolo. Nel 1910 Gennaro Abbate diresse la prima rappresentazione dell’opera “Patria” del compositore reggiano Guglielmo Mattioli (1857-1924) a Reggio Emilia.
Nel 1920 diresse un’applaudita rappresentazione all’aperto di “Norma” di Vincenzo Bellini all’Anfiteatro di Milano. Nel 1925 fu rappresentata a Firenze la sua opera comica “Le Tre Grazie” di cui successivamente Abbate curò una riduzione per banda che veniva eseguita esclusivamente dalla banda di Squinzano.
La luminosa carriera di Gennaro Abbate, in Italia, Europa e Americhe nel 1934 ricevette uno scossone dalla notizia che il fratello Ernesto,
direttore della banda di Squinzano (Lecce) uno dei complessi bandistici considerato all’epoca tra i primi in Italia per innovazione e organizzazione, grazie proprio all’opera di Ernesto Abbate, aveva contratto una grave malattia. Gennaro Abbate così lasciò gli impegni artistici per accorrere al capezzale del fratello che in punto di morte gli chiese di prendere le redini della banda salentina e continuare la sua opera che stava mietendo enormi successi nelle piazze popolari. Gennaro Abbate, così, adottò la più difficile delle decisoni. Scomparso, all’età di 53 anni, il fratello, lasciò i grandi teatri e a sessant’anni suonati si dedicò animo e corpo alla creatura del fratello Ernesto: la banda, che calcava piazze soleggiate e paesi sperduti, trasformando il complesso in grande orchestra.
Iniziò così anche la sua opera di trascrittore per banda. Per vent’anni la banda di Squinzano ottenne riconoscimenti in Italia e all’estero e Gennaro Abbate fu acclamato e richiesto ovunque assieme ad un complesso che continuò ad essere additato come uno dei migliori d’italia.
Agli inizi degli anni ’50 Gennaro Abbate, oltrepassati i 75 anni d’età, continuò a dirigere la banda di Squinzano ma venne coadiuvato da alcuni Maestri sostituti fra cui Michele Lufrano e Giuseppe Patanè.
Gennaro Abbate è scomparso, all’età di 80 anni, il 12 settembre 1954. Quello fu un giorno molto triste non solo per la Città di Squinzano dove si celebrarono i funerali e dove il corpo del Maestro riposa, nella cappella di famiglia al cimitero comunale, assieme a quello del fratello Ernesto. Una gran folla commossa e silente partecipò al rito funebre gremendo come non mai le strette strade del piccolo centro della provincia di Lecce.
La Città di Squinzano ha dedicato a Gennaro Abbate una via, inoltre, al musicista autore di un centinaio di marce sinfoniche, tra cui l’originale “Cow Boy”, “Quadro Romantico” , quest’ultima considerata un poema sinfonico ed uno dei maggiori capolavori di musica per banda del ‘900, e un’infinità di altre composizioni tra cui opere, operette e poemi sinfonici, è stata intitolata anche una scuola.
Fabrizio Carcagni