TRAMONTO FORZATO PER L’ACCLAMATA BACCHETTA PUGLIESE, A CAUSA DI PROBLEMI DI SALUTE
Arriva al capolinea la storia del Maestro Gioacchino Ligonzo mito delle bande pugliesi e non solo. Nelle prime due parti della narrazione della vita di questo grande personaggio del passato, a cura di Pierfrancesco Galati, abbiamo seguito l’evolversi delle vicende che riguardano il Maestro barese dai primi passi mossi in conservatorio fino a quando non ha raccolto l’eredità ed il podio che erano stati di musicisti di rilievo come Giuseppe Piantoni e Gennaro Abbate dirigendo infine molte bande pugliesi e meridionali ed anche, nella storica serata del 22 settembre 1979 le bande riunite di Ceglie Messapica, Lecce e Squinzano per un concerto trasmesso in diretta da Rai1 con solista il famoso flautista Severino Gazzelloni.
Ecco l’ultima parte della storia in cui il Maestro Ligonzo non risparmia critiche ad un mondo che troppo spesso mette in primo piano personaggi senza alcun merito.
In occasione di un seminario di studi sulle bande musicali tenuto presso il palazzo comunale di Roccanova (Potenza) il 10 e l’11 dicembre 1988, Gioacchino Ligonzo denunciò la difficile condizione delle bande musicali del Mezzogiorno d’Italia affermando: -<La banda è diventata ormai la cenerentola dell’arte musicale poiché sono diversi i presuntuosi che, sol perché suonatori di tromba o clarinetto, si ritengono maestri. Si è purtroppo ingenui nel pensare che la sola conoscenza delle estensioni degli strumenti o l’aver ascoltato registrazioni, che molti appassionati fanno nelle piazze, di pezzi eseguiti da qualche banda che ancora regge per qualità, siano sufficienti per poter salire sul podio. Le loro esecuzioni mancano di ritmo, intonazione e sono seminate di note false nelle combinazioni armoniche e contrappuntistiche. E’ penoso – sottolineò ancora criticamente Ligonzo – ascoltare esecuzioni di scarso senso artistico. I pezzi si concludono spesso con finali le cui “corone” sono ripetute molte volte con assordanti rullii di tamburi, scampanii e di tutto l’armamentario farraginoso di cui il complesso è dotato. Credo che sia il momento di finirla con questo scempio>.
Tanti sono stati, poi, gli episodi che hanno visto protagonista questo grande Maestro. In uno di questi, negli anni ’80, egli era ricoverato nella clinica odontoiatrica del Policlinico di Bari. Soffrendo d’insonnia una notte si mise a trascrivere per banda Pagliacci l’opera verista di Ruggero Leoncavallo che non veniva eseguita dai concerti bandistici. Per fare la riduzione bandistica utilizzò la tavolata che serviva al mattino per la colazione dei degenti del reparto. La mattina successiva la suora caposala recatasi per preparare i tavoli per la colazione li trovò tappezzati da 42 fogli pentagrammati, tanti quanti erano gli strumenti di cui Ligonzo preparò gli spartiti. Il Maestro non sgomberò finché non ebbe finito la trascrizione, con tanti saluti alla colazione. Si dedicò, anche alla composizione di musica sacra, infatti musicò l’inno della Madonna della Stella con parole di don Donato Rota parroco dell’Annunziata di Palagiano nel 1951, e l’inno a San Flaviano, compatrono di Conversano. Ebbe anche il merito di dirigere il 22 dicembre 1989 al teatro Politeama Greco di Lecce una versione da lui trascritta per orchestra, de La Sagra dei Fiori di Ernesto Abbate. Al termine degli anni passati a Francavilla Fontana, nel 1992 il Maestro Ligonzo ritornò per l’ultima volta a Conversano: fu incaricato di dirigere una seconda formazione bandistica cittadina che, però, aveva un organico di solisti di tutto rispetto ed era sponsorizzata da Vito La Selva, noto rappresentante di rinomati concerti bandistici. La stagione artistica del 1992, perciò, fu esaltante e Gioacchino Ligonzo fu riconfermato anche per la stagione 1993. Purtroppo, però, le sue condizioni di salute iniziarono repentinamente a peggiorare.
Si spense il 27 novembre 1992 nella sua Bari, non prima, però di aver affidato, sul suo capezzale, all’amico Vincenzo Ciliberti, flicornino nelle sue bande, un suo pensiero significativo in merito a quanto stava accadendo alle bande da giro. -<Dopo che sarò morto io, vedrete cosa succederà – confidò Ligonzo – quanti maestri da quattro soldi si faranno avanti, e quanti organizzatori senza scrupoli si presenteranno ai comitati. Ora non hanno il coraggio di uscire allo scoperto, perché ci sono ancora io. Ma quando me ne sarò andato vedrete!>.
Il maestro Giacchino Ligonzo, insomma, il futuro lo aveva previsto non bene, benissimo. Al maestro Ligonzo la Città di Bari ha intitolato una via nell’8.a circoscrizione del capoluogo pugliese al quartiere Libertà.
Pierfrancesco Galati
musicologo, storico della musica