-<“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”>-.
Partendo dalla citazione di Primo Levi (1919-1987), vogliamo ricordare anche noi le vittime dell’Olocausto. Lo facciamo nella ricorrenza della “Giornata della Memoria”, che si tiene il 27 gennaio e che anche in Italia è riconosciuta dalla Legge 211/2000 per ricordare la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico da parte dei nazisti.
Negli anni della seconda guerra mondiale, i nazisti approntano i campi di sterminio nel territorio Polacco, ormai conquistato, per debellare principalmente la popolazione ebraica ma anche Rom, prigionieri sovietici e dissidenti politici.
Tutto l’orrore compiuto all’interno dei lager, viene raccontato dai superstiti a partire dal 27 gennaio del 1945, quando le truppe sovietiche liberano circa 8000 prigionieri all’interno del campo di Auschwitz. Tra le testimonianze raccolte, all’interno dei lager nazisti, una delle tante raccapriccianti contraddizioni è rappresentata dalla “Banda femminile di Auschwitz”, l’unica banda-orchestra allestita all’interno del campo e formata unicamente da donne, con lo scopo di suonare per gli ufficiali delle SS e per accompagnare e accogliere ai cancelli, forniti anche di filo spinato, i gruppi di lavoro e “allietare”, quindi, i nuovi arrivi di deportati.
All’inizio ne hanno fatto parte solo musiciste non professioniste ma negli anni successivi la banda-orchestra in cui si mescolavano in marcia sia strumenti a fiato che a percussione e corda, vide la partecipazione di artiste di prim’ordine come la violoncellista Anita Lasker-Wallfisch
e la pianista parigina, di origine ebraica, Fania Goldstein, in arte Fénelon,
Alma Rosé, eccezionale violinista ebrea nata a Vienna nel 1906, figlia d’arte,
nipote di Gustav Mahler e della musicista e cantante Esther Béjarano. Nel 1980 un film per la tv statunitense Cbs è stato realizzato dai registi Daniel Mann e Joseph Sargent, “Playing for Time” meglio noto in Italia con il titolo “Ballata Per Un Condannato” su soggetto autobiografico di Fania Goldstein. Il film, interpretato da Vanessa Redgrave nei panni di Fania Goldstein e Jane Alexander in quelli di Alma Rosè costituisce una vera e propria testimonianaza diretta sugli orrori di Auschwitz e sulla presenza della banda-orchestra femminile che doveva rendere meno infelice l’esistenza dei deportati nel campo di sterminio. Le ragazze che componevano l’organico musicale toccarono quota 47. A loro fu riservato un trattamento migliore: non andavano a lavorare e riuscivano a mangiare qualcosa in più, vestivano meglio ma soprattutto riuscirono ad evitare il tragico epilogo degli altri prigionieri: la morte per malattia, denutrizione o fucilazione per ribellione.
Fare un paragone tra le bande musicali di oggi, simbolo di festa e di gioia e l’orchestra femminile di Auschwitz, specchio di sofferenza e paura, è quasi impossibile e paradossale.
La forza della musica, anche in uno dei periodi più atroci della storia, ci fa comprendere, però, quanto sia stato difficile e sottile l’equilibrio tra la vita e la morte, tra la dignità e le assurde umiliazioni dell’uomo. Tutto questo deve servirci, perciò, per non dimenticare.
Mimmo Quarta