LA MARCIA SINFONICA. PERCHE’ QUESTO NOME, CHI L’HA LANCIATA NEL MONDO BANDISTICO E PERCHE’ SI E’ VOLUTA.
La forma musicale più caratteristica e propria della banda è senza dubbio la marcia. In essa si ritrova, sia in termini di contenuto musicale che a livello etimologico, l’origine di questo organico strumentale, che si fa risalire all’ambito militare, con gruppi di strumentisti di vario genere che fin dall’antichità accompagnavano le milizie (la parola banda indicava in origine le insegne militari) sia per offrire loro un supporto morale che con lo scopo di regolarne il passo durante la marcia. La marcia come forma musicale adempie a questo compito grazie ad una pulsazione ritmica costante, e si può a buon diritto ritenere che questa sia la sua caratteristica fondamentale, imprescindibile, affinché un qualsiasi pezzo di musica possa essere definito come “marcia”, anche solo a livello ideale. Non tratterò dell’evoluzione della marcia in generale, percorso che abbraccia secoli di storia e che vanta esempi illustri, concepiti sia con funzione pratica, e si pensi alle marce militari composte da Ludwig van Beethoven,
che con intenzione maggiormente ideale, come nel caso della marcia che nel secondo atto del Tannhäuser di Richard Wagner
accompagna l’ingresso dei nobili. Tale percorso di evoluzione ha portato allo sviluppo di vari generi di marce, pensati per differenti situazioni in cui, almeno idealmente, è necessario regolare il movimento di più persone: si hanno così marce militari, religiose, funebri ecc.. Nell’innumerevole varietà di forme che la marcia ha assunto ce n’è una singolare già per la sua denominazione, che sicuramente rappresenta l’Italia in termini di letteratura e identità bandistica, in quanto peculiare e distintiva del nostro Paese: la marcia sinfonica. Nei numerosissimi esempi del genere, tuttora molto eseguito, è difficile riscontrare una linea costante in termini formali, sebbene molti esempi seguano una traccia comune. A caratterizzarla sono il maggior respiro melodico, armonico e contrappuntistico, e la maggior libertà formale rispetto alla più codificata marcia militare, abitualmente organizzata in tre sezioni, la terza delle quali è detta “trio”. Da ciò deriva l’aggettivo sinfonica, ma la permanenza della pulsazione ritmica costante, pur addolcita, è quella propria della marcia. Le origini della marcia sinfonica si collocano temporalmente nella seconda metà dell’Ottocento e geograficamente nell’Italia centro-meridionale, in particolare in Abruzzo. In questo periodo, da una parte vi è il predominio dell’opera lirica classica, in attività c’è infatti anche Giuseppe Verdi,
e dall’altra il nascere di società musicali, dette anche filarmoniche, talora orchestrali ma soprattutto bandistiche. Nel periodo postunitario alcune bande si reggevano grazie ai municipi e spesso inquadrate nella Guardia Nazionale, istituita nel 1861. In seguito l’organizzazione assunse un carattere privato-associativo. Da un’indagine eseguita tra 1871 e 1872 su tutto il territorio nazionale, i cui esiti furono pubblicati nel volume “Istituti e società musicali in Italia”, risultavano presenti 1.494 bande e 113 fanfare, (con questo termine si intendevano piccole bande) per un totale di 1607 complessi e 42.669 musicisti impegnati. Negli anni successivi, col crescente associazionismo popolare, il numero dei corpi musicali aumentò notevolmente, anche se non precisamente censito. La società italiana di allora, seppur con differenze regionali, era sostanzialmente di tipo rurale, con una popolazione che nel 1861 contava il 78% di analfabeti. Nel campo dell’istruzione popolare il contributo delle bande, sia per l’insegnamento impartito agli allievi, sia per quello offerto tramite le esecuzioni, fu innegabile. La banda svolse la funzione di veicolare al popolo, impossibilitato per ragioni economiche e geografiche a frequentare i teatri, la musica colta, il melodramma, tramite trascrizioni. Nei repertori delle bande figuravano pure pezzi da concerto originali per banda, ballabili di vario genere e marce. La marcia sinfonica costituisce un’alternativa “colta”, combinandone le caratteristiche con una maggiore ricercatezza. Nel carattere dei temi delle marce sinfoniche, e nei contrasti tra di essi, c’è chi ravvisa analogie con la vita del popolo di allora, erede di una civiltà rurale oggi perduta, spesso segnata da fatiche e dolori, e scandita dall’alternarsi delle stagioni e delle feste. È nel momento della festa, con l’opportunità di ascoltare musica, dall’organo in chiesa e dalla banda in piazza, che avviene una sorta di catarsi liberatoria. In un articolo di Nicola Melchiorre dal titolo “Origini ed estetica della marcia sinfonica”, pubblicato sulla rivista “Risveglio Bandistico N°5” del 1949 viene dato ampio spazio a questo aspetto.
Sembra che il primo a cimentarsi nella composizione di una marcia sinfonica, o meglio di quella che potrebbe essere definita una sua antesignana, sia stato il Maestro molisano Crisanto Del Cioppo,
personaggio dalla biografia curiosa, a tratti rocambolesca. Nato a Busso (Campobasso) nel 1830, a 17 anni si diplomò in armonia, contrappunto e composizione al Conservatorio di S. Pietro a Majella di Napoli. Nel 1848 passò a dirigere la banda di Bomba (Chieti), che denominò “Anti-Ferdinando”, in aperta opposizione al re Ferdinando II di Borbone ed in linea con i suoi ideali risorgimentali. Alla reazione ostile del governo borbonico Del Cioppo rispose provocatoriamente ribattezzando la banda “Anti-Bomba”, riferendosi al nomignolo che il sovrano si era guadagnato dopo aver ordinato il bombardamento di Messina per reprimere i moti rivoluzionari. Nel 1859 Del Cioppo fu nominato Maestro della banda Casalanguida (Chieti), facendosi nuovamente notare per lo spirito ribelle: nel 1860, per aver eseguito a Gessopalena (Chieti) l’Inno di Garibaldi, la banda subì il sequestro del materiale ed egli dovette scampare alla fucilazione dandosi alla fuga. Riparò a Pescara, dove assunse la direzione di una piccola banda inquadrata nel Battaglione Sanniti che espugnò la fortezza di Civitella del Tronto. Probabilmente per questa banda compose alcune marce “sannitiche”. Fu poi maestro a Città Sant’Angelo (Pescara) tra 1871 e 1873, quindi ad Ariano Irpino (Avellino) dal 1875. Nel 1882 emigrò in Argentina dove assunse la direzione della banda del 12° Reggimento Fanteria di Mendoza. Due anni dopo si trasferì a Buenos Aires, dove continuò a dirigere bande militari, istituì la banda dell’”Asilo degli orfani”, e insegnò solfeggio e composizione presso il Conservatorio argentino. Nel 1886 strumentò per banda e orchestra l’Inno nazionale argentino. Nel 1905 tornò in Italia, stabilendosi a Firenze, dove si spense nel 1915. Della produzione di Crisanto Del Cioppo, che si sa essere copiosa, non è stato possibile rintracciare che una sparuta serie di titoli, che spaziano da marce e sinfonie per banda a pezzi pianistici di vario genere, fino a trattati di teoria musicale ed armonia, a numerosi canti destinati alla scuola, dai quali emerge una forte attenzione all’aspetto didattico. E’ necessario sottolineare che con Del Cioppo non si parla ancora di marcia sinfonica, ma di passo doppio. Questa è la denominazione che egli adoperò nei primi esempi del genere, che però già ne contenevano le primordiali caratteristiche. I due termini si affiancheranno per un certo tempo, soprattutto negli autori abruzzesi, molisani ed umbri, e sono facilmente sovrapponibili, essendo attribuiti a composizioni dalle caratteristiche simili. Vi è da notare che i passi doppi sono abitualmente in 2/4, così come molte delle marce sinfoniche più antiche, mentre successivamente si è andato ad affermare il 4/4. Il termine passo doppio trae origine dal passo di fanteria napoleonico, la cui cadenza di 120 passi al minuto è doppia rispetto ai precedenti 60, e si ritrova nel francese pas redoublé, nell’inglese two-step, nel portoghese dobrado e nello spagnolo pasodoble. In merito va ricordato come il Maestro Giovanni Orsomando (1895-1988)
grande compositore di marce sinfoniche, in un’intervista rilasciata negli ultimi anni di vita, facesse risalire la marcia sinfonica proprio al pasodoble spagnolo. Se la realtà storica si mostra in effetti un po’ più articolata, indubbi sono i legami che intercorrono tra i due generi nell’ampio respiro melodico e nella libertà della forma, come pure è innegabile, in termini culturali e musicali, il forte legame tra Spagna e Regno delle Due Sicilie, nella cui area essi hanno avuto origine. Nel caso di Del Cioppo, il solo esempio di passo doppio di cui si ha notizia porta il titolo “Il Presagio”, ma, forse, non si tratta del primo che sarebbe andato perduto e sarebbe stato composto prima del 1870. Non avendo attualmente partiture a disposizione, risulta difficile descrivere l’aspetto musicale dei passi doppi di Del Cioppo. Spero, perciò, che ricerche d’archivio ed esecuzioni possano riportarli alla luce.
Luca Bianchi
…continua
Luca Bianchi è nato a Sarzana (La Spezia) 26 anni fa, ha iniziato lo studio del clarinetto presso la Società Filarmonica Albianese, di Albiano Magra (Massa Carrara) proseguendo poi presso il Conservatorio “G. Puccini” di La Spezia, dove ha conseguito i diplomi di I e II livello. Frequenta il corso di composizione presso lo stesso Istituto. Dal 2015 dirige il Corpo Musicale di Vezzano Ligure (La Spezia). Ha partecipato a vari corsi di formazione per direzione bandistica e musica da camera. È docente di musica presso la scuola secondaria di primo grado.