Avevamo chiuso la prima parte della biografia del M° Paolo Falcicchio con l’approdo del direttore di banda di origini salentine al concerto bandistico di Foggia dopo la prima esperienza, durata 10 anni, alla guida della banda di Gioia Del Colle. Con il complesso gioiese Falcicchio aveva ottenuto importanti affermazioni, anche personali. A Foggia venne perciò accolto con entusiasmo e per circa 8 anni restò a dirigere il buon complesso messogli a disposizione dagli amministratori della banda. Quando il capitolo foggiano si chiude, quindi, nel 1939 Paolo Falcicchio torna a Gioia Del Colle e nel popoloso centro delle Murge baresi, che oggi conta più di 26mila abitanti, resterà fino alla sua scomparsa. Dirigerà la banda di Gioia, perciò, per lunghi anni. Ovunque furono trionfi di folla che applaude la banda ed il suo Maestro. Nel 1949 la banda di Gioia Del Colle è l’unica iscritta al concorso bandistico di Venezia. Il concorso aveva ricevuto altre iscrizioni ma, all’ultimo momento tutti gli altri complessi ritirarono la candidatura, a quanto pare, paventando una facile vittoria della banda diretta da Paolo Falcicchio.
Un’altro importante concorso musicale riservato alle bande musicali si svolse a Bari nel 1952 per il “Maggio Barese”. La banda di Gioia Del Colle era pronta a parteciparvi ma all’ultimo momento dovette fare dietro-front poichè il M° Paolo Falcicchio fu chiamato a far parte della commissione giudicatrice del concorso. Falcicchio continuò, poi a mietere successi con la banda di Gioia Del Colle che ormai era per lui come una seconda pelle. Nel 1959, così, per il suo 80° compleanno la Città di Gioia Del Colle conferisce al Maestro Falcicchio la cittadinanza onoraria, per, come si legge nel documento stilato a palazzo di Città dal consiglio comunale di Gioia Del Colle, -<Grandi meriti artistici e per aver portato alto in tutta l’Italia il nome di Gioia Del Colle>-.
Paolo Falcicchio rimase sul podio fino alla stagione 1962. Il 23 gennaio 1963, a Gioia Del Colle, ormai sua seconda patria, chiuse gli occhi al mondo per sempre. Il Comune di Gioia Del Colle, il giorno stesso della sua morte, fece affiggere per le vie della cittadina un manifesto commemorativo del valoroso Maestro ed il consiglio comunale riunito in sessione straordinaria deliberò l’assunzione, a carico dell’ente locale, delle spese per il funerale dell’uomo ormai bandiera della città e della sua banda. A Paolo Falcicchio l’amministrazione comunale gioiese ha anche intitolato una via.
Nel 1990 il complesso bandistico di Gioia Del Colle è stato intitolato a Paolo Falcicchio d’intesa con l’associazione “Amici Della Musica”.
Sergio Torsello per Edizioni Aramirè nel 2009 ha pubblicato il volume “L’Eroica Bacchetta, Paolo Falcicchio” a cura dell’Associazione per la promozione di Alessano (Lecce). Paolo Falcicchio, come detto, fu un abile trascrittore per banda di celebri opere liriche come Turandot di Giacomo Puccini, Fedora di Umberto Giordano e, manco a dirlo, Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni. Impressionava molto il suo stile direttoriale, i suoi salti e saltelli sulla pedana posizionata in cassarmonica provocavano spesso lo sfondamento di quella predella causando interruzioni per la riparazione o sostituzione come avvenuto a Noicattaro (Bari). Un episodio curioso e carico di tensione allo stesso tempo, invece, accadde nel 1951, in piazza Castello a San Severo (Foggia) e venne riportato nell’edizione del 1 giugno ’51 dalla rivista “La Domenica Del Corriere” con un disegno-vignetta a firma di Aldo Torchio: Mentre la banda di Gioia Del Colle suonava durante il matineè e mentre Falcicchio era assorto in una sentita direzione, improvvisamente crollò il palco e i musicanti sprofondarono con tutti gli strumenti provocando il panico tra i numerosi spettatori. Per fortuna tutti se la cavarono con lo spavento, non ci furono feriti ed alla fine partì anche qualche risata.
Un telegramma informò Paolo Falcicchio, e siamo ad un altro significativo episodio, della morte prematura della figlia Leida. Falcicchio era impegnato con la banda in una piazza e tra l’incredulità di tutti, dopo aver ricevuto la triste notizia salì ugualmente in cassarmonica, fece cambiare il brano programmato in esecuzione e diresse “Silvano” opera di Pietro Mascagni intrisa di patetica tristezza. Così volle dare l’estremo saluto alla figlia. Al termine dell’esecuzione, davanti a tanti spettatori con le lacrime agli occhi, crollò davanti a tutti, in preda al dolore. Della sua trasformazione sul podio abbiamo già detto, da sottolineare, invece, che si impegnò a trasformare la banda dai caratteri musicali squillanti in complesso armonioso e gradevole molto più simile ad un’orchestra. Generoso coi musicanti bisognosi, spesso li aiutava nelle loro necessità quotidiane ma non tollerava chi sbagliava ripetutamente nelle esecuzioni. Pretendeva un assoluto silenzio da parte degli spettatori. Un altro gustoso aneddoto riguarda la partecipazione della banda di Gioia Del Colle al Concorso internazionale di Venezia nel 1924. Il brano d’obbligo da eseguire fu “Sinfonia N.5” di Ludwig Van Beethoven, opera che terrorizzava i suoi musicisti a causa della difficoltà di esecuzione. Falcicchio salito sul podio urlò ai suoi musicanti: -<Non dovete avere paura di nessuno. Solo di questa – mostrando la bacchetta – dovete aver paura>.
Un ultimo ilare episodio, infine, riguarda la rivalità con altri grandi maestri. Falcicchio alternadosi in cassarmonica con Giuseppe Piantoni che dirigeva il complesso bandistico di Conversano (Bari)
si trova davanti al Maestro riminese e gli porge velocemente il saluto: -<Buongiorno collega!>- e Piantoni di rimando: -<Mi spiace ma non sono un farmacista!>, alludendo agli studi, poi interrotti, da Falcicchio.
Fabrizio Carcagni
*fine