GALLIPOLI, MARCE FUNEBRI, INNI SACRI, ELEGIE E ALTRE COMPOSIZIONI PROTAGONISTE DI VIA CRUCIS E ALTRI RITI CHE OCCUPANO PER ORE E ORE I FEDELI
I riti della Settimana Santa a Gallipoli iniziano con il “Venerdì della Madonna Addolorata” e terminano con la Pasqua. Si susseguono vari eventi liturgici, culturali e musicali legati alla Passione di Cristo, che si intensificano nei giorni del Triduo Pasquale. In primo piano ci sono le numerose e antiche confraternite ognuna appartenente ad una chiesa di Gallipoli con una propria intitolazione e una propria “divisa”, composta da saio, mozzetta che copre le spalle e cappuccio con piccoli fori per gli occhi. In gergo gallipolino, questi confratelli così vestiti, vengono chiamati “Mai” oppure “Mamai” proprio perché con questo abbigliamento, incutono timore specialmente verso i più piccoli.
La sera del giovedì santo, giorno dedicato alla visita dei sepolcri, i confratelli escono in corteo per far visita agli altari allestiti nelle chiese di Gallipoli. Il corteo dei confratelli, è preannunciato dallo squillo lacerante
della tromba e dal lugubre rullare del tamburo “scordato”, cioè stonato,
il tutto accompagnato dall’immancabile suono della “trozzula”, la troccola, un idiofono fornito di maniglie, come abbiamo spiegato, usato anche nella processione dei misteri di Taranto, che viene azionata da un confratello. Nel corteo viene portato il pennone della Confraternita e la tradizionale Croce dei Misteri, con i diversi simboli della Passione.
La visita ai
sepolcri va avanti tutta la notte, poi prosegue anche la mattina del Venerdì Santo e non oltre le 15 quando tutte le comunità parrocchiali si radunano per celebrare la liturgia del Venerdì Santo. Questa celebrazione un tempo veniva denominata “Messa Sciarrata”, cioè messa sbagliata, dimenticata, perchè esce fuori dai canoni liturgici quasi che il celebrante colpito dal periodo di lutto non si ricordi come celebrarla, la liturgia non prevede la consacrazione eucaristica. La giornata prosegue con la processione dei “Misteri e della Tomba”, tradizionalmente denominata processione “te l’Urnia”, cioè dell’Urna Santa contenente Gesù morto, viene organizzata dalle confraternite del Crocifisso e di Santa Maria degli Angeli o dei pescatori. Le origini della processione si possono collegare alla nascita della Confraternita del Crocifisso, creata dai maestri bottai intorno al 1540. Anche il corteo processionale viene aperto dallo squillo di una tromba, dal rullo di un tamburo e da un lugubre crepitio di troccola. Si compone inizialmente, da coppie di confratelli del Crocifisso, riconoscibili dall’abito con cappuccio rosso, mozzetta turchina e corona di spine sul capo.
A testimonianza tangibile della pietà popolare, come da antica tradizione medievale, sono presenti confratelli in atto penitenziale: un confratello scalzo, incappucciato e vestito soltanto di una tonaca rossa, che si percuote il dorso con un flagello di lamine metalliche chiamato in gergo gallipolino “tisciplina”, un confratello con una croce sulle spalle,
quale atto di mortificazione del corpo e un confratello con legato al collo delle pesanti pietre dette “pisàre”.
I Simulacri portati in processione sono, “Gesù nell’orto del Getsemani”, “Gesù alla colonna”, “Ecce Homo”, “Gesù caricato della croce” e “Cristo Crocifisso”, subito dopo avanza il maestoso gruppo statuario del Cristo morto, comunemente chiamato “La Tomba” o “l’Urnia”.
Successivamente, si accodano, con le stesse modalità, le coppie dei confratelli di Santa Maria degli Angeli, i quali indossano saio e cappuccio bianco, mozzetta azzurra. Conducono in processione il simulacro di Maria Addolorata. La processione, partendo dalla Chiesa del Crocifisso, attraversa le vie del centro storico e della città nuova, dal tardo pomeriggio alle prime ore della notte, accompagnata dalla banda “Santa Cecilia Città di Gallipoli” che intona suggestive marce funebri e inni sacri
di esclusiva proprietà delle confraternite, intervallate dalle marce funebri del repertorio bandistico italiano. La confraternita del Crocifisso ha un vasto patrimonio musicale per la Settimana Santa. Molti sono stati gli autori locali che hanno donato composizioni sacre. Tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 citiamo i Maestri Ercole Panìco, Giovanni Monticchio e Stefanelli. Dal il 1980 ad oggi, il patrimonio musicale della Confraternita è stato arricchito con altre donazioni musicali. Io ed altri Maestri contemporanei: Luigi Cataldi, Luigi Solidoro, Enrico Tricarico, abbiamo donato composizioni. Come tradizione vuole, la prima marcia funebre eseguita dalla banda durante la processione dei Misteri all’uscita dell’urna santa è la “Marcia Stefanelli”, che prende il nome dal suo autore, marcia della quale non si è mai riusciti a trovare un manoscritto autografo. Dagli archivi della confraternita, ci sono tracce, invece, che veniva eseguita già nei primi anni del ‘900. Sempre da tradizione, quando la processione transita in via Ferrai, viene eseguito l’inno per voci bianche “Cristo è morto, è morto il Santo” composto dal M° Ercole Panico nel 1890 su testo di Agostino Cataldi Senior, inno donato dall’autore alla Confraternita. Vengono eseguite durante la processione, anche l’Inno “Ahi! Sventura” del M° Giovanni Monticchio, testo del poeta gallipolino Alberto Consiglio e, una mia composizione: “Sulla Via del Calvario”, marcia funebre scritta nel 1996, donata nel 2001. Si alternano alle composizioni di proprietà della Confraternita altre marce scelte tra le più belle del repertorio bandistico: Una lacrima sulla tomba di mia madre”di Amadeo Vella “Marcia Funebre op.35” di Chopin trascritta per banda, “Sul Golgota” del M° Nino Ippolito, “Elegia” del M.o Angelo Lamanna con un occhio di riguardo soprattutto alle marce funebri del repertorio tarantino: “Jone” del M° Enrico Petrella (1813 – 1877), “A Gravame” del M° Domenico Bastìa (1858 – 1934) questa marcia venne composta dal nel 1891 in occasione dell’improvvisa e prematura morte del suo carissimo amico 36enne Giuseppe Gravame, capobanda artistico del complesso bandistico Città di Taranto diretto dallo stesso Bastia. La marcia funebre fu composta e strumentata in ventiquattr’ore per essere eseguita al funerale di Gravame, “A Mia Madre” del M° Francesco Buzzacchino (1874 – 1908), “Mamma” del M° Luigi Rizzola (1877-1969). Questa composizione inizialmente ers un’ elegia, dopo anni, piacque a Cesare Guardone, impresario della banda Paisiello di Taranto, che convinse il maestro a trasformarla in marcia funebre e fu così che nel 1937 “Mamma” fu eseguita per la prima volta in pubblico, da allora è una delle più eseguite, “Christus” sempre di Rizzola , composta nel 1945, “Christus” del M° Pietro Marìncola (1884-1960) considerato uno dei più grandi direttori di banda, “Grido di dolore del M° Amleto Cardone composta ed eseguita la prima volta nel 1978, vinse il Concorso Nazionale per la composizione di marce funebri organizzato dalle Confraternite dell’Addolorata e del Carmine di Taranto, “Venerdi Santo” del M° Nicola Centofanti. La banda, presente dietro il simulacro della Vergine Addolorata, oltre ad eseguire il repertorio delle marce funebri sopra menzionato, alterna le due marce di proprietà della confraternita di Santa Maria degli Angeli: “Il pianto della Vergine” del M° Luigi Solidoro,
donata alla confraternita nel 2001 e “Madre dei dolori” da me composta in collaborazione col M° Alessandro Manzolelli donata alla confraternita nel 2008. Quasi contemporaneamente al rientro della processione dei Misteri, all’alba di Sabato Santo, la confraternita di Santa Maria della Purità detta dei “Vastasi”, cioè monelli impertinenti, organizza la processione di Maria Desolata e del Cristo Morto. I confratelli vestono saio bianco, mozzetta giallo paglierino, cappuccio bianco calato sul viso e portano con se pesanti ceri. Gli splendidi simulacri, il “Cristo disteso”, riposto in un’urna dipinta in oro zecchino e il simulacro della Madonna, sono stati realizzati in cartapesta e risalgono al XIX secolo. La Madonna ha l’appellativo di desolata perchè anche se indossa il lutto, ha la caratteristica di essere seduta ai piedi della Croce. La processione prende le mosse intorno alle 3 della notte, nel buio squarciato solo dalla luce di quattro lampioni, dallo squillo lacerante della tromba e dal lugubre rullare del tamburo. È l’ultima manifestazione quaresimale pubblica della religiosità popolare gallipolina. La Banda prende parte al corteo processionale solo dopo la prima sosta nella città nuova e si accoda dietro la statua della Vergine Desolata. Come le altre confraternite, anche la Confraternita della Purità ha il suo patrimonio musicale dedicato a questo periodo di Passione, grazie soprattutto al M° Alessandro Manzolelli,
che ha composto e donato alla stessa componimenti sacri e marce funebri. Molto bella e suggestiva è “Preghiera alla Desolata, elegia funebre per Soprano e Orchestra di fiati, su testo del professor Cosimo Spinola, donata nel 2019. Le marce funebri invece sono: “Maria Santissima Desolata” donata nel 2001, “Ad un amico” donata nel 2004, “Ai miei Confratelli”, donata nel 2011. Tali marce vengono eseguite durante la processione. Il momento più suggestivo e toccante, sulle note della marcia funebre “Una lacrima sulla tomba di mia madre” a far da sottofondo musicale, con il mare a far da cornice, è quando la Vergine e il Figlio morto si incontrano al largo Purità per l’estremo saluto.
Cosimo Ponticelli